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Zaccheroni: ‘Il Toro di Radice come modello’

Ascolta con aria assorta lo show del Presidente Cairo e non batte ciglio quando lo sente non spiegare le ragioni dell’esonero del collega De Biasi il cui lavoro dice di aver seguito con attenzione da fuori. Alberto Zaccheroni torna a...

Redazione Toro News

Ascolta con aria assorta lo show del Presidente Cairo e non batte ciglio quando lo sente non spiegare le ragioni dell’esonero del collega De Biasi il cui lavoro dice di aver seguito con attenzione da fuori. Alberto Zaccheroni torna a sedersi su una panchina dopo quattro anni di inattività, e non nasconde provare più che una certa emozione, una grande ambizione.

"Zaccheroni, di lei si parlava a lungo già l’anno scorso come possibile allenatore, come mai è arrivato solo adesso ?

"Perché il Toro è una società con un progetto ambizioso in linea con la mia mentalità. Ho sempre detto che non sarei più subentrato ma che sarei andato in una società che voleva vincere, oppure che aveva un progetto serio per tornare a essere grande. Ecco, per me, il Toro è questo: un club neo-promosso, con un buon budget ma non elevato e tanta, tanta ambizione.

"Quante volte ha visto giocare il Toro lo scorso anno ?

"Una volta sola, tanto per chiarire che non erano vere le voci che mi davano in arrivo già a gennaio. Figuratevi che l’ho visto a Cesena, in campionato, (gara vinta 2-1 da granata ndr) perché lo stadio è a 14 chilometri da casa mia.

"Chi conosce già della squadra ?

"Ho allenato Abbiati, De Ascentis, Fiore e Pancaro, nuovi acquisti che vanno a integrare una buona struttura che l’anno scorso ha fatto benissimo.

"Muzzi mai ?

"No, mi sarebbe piaciuto molto averlo ma quando ero alla Lazio lui non c’era.

"Che modulo pensa di adottare ?

"Non ho un modulo fisso o preferito. Il mio lavoro è sceglierlo in base ai giocatori e metterli nelle condizioni migliori di fare bene il loro mestiere. Non è una questione di numeri, ma di mentalità, di applicazione, di ambizione, in cui tutti devono fare la loro parte. Per questo gli errori non sono mai di un singolo ma frutto di un insieme di circostanze.

"A chi si ispira in particolare ?

"C’è sempre stato un po’ di Toro nella mia vita. Sono amico di Pecci e Ciccio Romano e il primo allenatore che mi colpì come modo di giocare fu Gigi Radice, quando allenava il Cesena. Faceva giocare quella squadra a viso aperto, con grinta e voglia su tutti i campi e soprattutto, sempre per vincere.

"Insomma è un ambizioso per natura ?

"Vado molto d’accordo con i giocatori ambiziosi e con coloro che vogliono migliorarsi. Sarà per questo che ho trovato in fretta l’accordo con il Presidente. Io non mi accontento mai, per cui gli romperò spesso le scatole perché voglio fare bene.

"Obiettivi ?

"Intanto mi fa piacere che non mi abbiate accolto con toni trionfalistici, mi meriterò la stima e l’attenzione sul campo. Per ora pensiamo a meritarci la serie A, poi molto dipenderà dal tipo di rapporto che saprò instaurare con la squadra e dagli infortuni che ci saranno. Tutto quello che verrà di meglio è preso. Sono una persona che ama fare sorprese.