L’avversaria del Torino nelle semifinali sarà l’Ascoli che, in una sorta di spareggio anticipato per agganciare l’ultimo posto utile per i playoff, ha battuto 1-0 il Modena nell’ultimo turno di B. Guardando i precedenti della stagione regolare sembrerebbe meglio così visto che i marchigiani sono stati battuti due volte e contro i canarini i granata hanno subito uno sconcertante sconfitta interna e pareggiato fuori casa, ma quello che inizia giovedì 16 giugno è un viaggio in acque sconosciute e si azzera (quasi) tutto. Se il Toro degli ultimi trenta giorni è stato meno convincente dei mesi precedenti, tanto da fare esprimere un parere non richiesto ai carneadi trevigiani Centi, Gissi e Cortellini e al tecnico Pillon che avrebbero preferito affrontare i granata considerati “timidini” rispetto al Perugia, quello della fase a eliminazione diretta sarà una squadra tutta attenzione e attributi. Essendo arrivato terzo, il Toro sarebbe in A con quattro pareggi visto che in caso di parità al termine del doppio confronto passerebbe la meglio piazzata. Ovviamente nessuna delle quattro gare dei granata finirà in parità. Non essendoci più Ezio Rossi, che con la Triestina vinse due playoff consecutivi in C partendo dal sesto posto con la Triestina, l’unico con esperienza in gare simili è Maurizio Peccarisi che li ha vinti con l’Ancona, affrontando in finale proprio l’Ascoli, e col Cesena al termine di una gara contro il Lumezzane tristemente nota per essere sfociata in guerriglia (la partita del calcio del tecnico bianconero Castori a Pietro Strada a terra, per capirci). Mentre Zaccarelli ha tutti a disposizione, recuperando anche Marazzina seppur soltanto per la panchina, e l’attenzione di tutti è rivolta al campo, qualcuno inizia a parlare di conti. Per essere in regola con quanto richiesto dalla Covisoc il Toro dovrebbe aver versato gli stipendi fino al 31 marzo e al momento siamo ancora a febbraio, in più ci sono altre scadenze incombenti. Romero ostenta tranquillità: “Conosciamo le scadenze. Sappiamo di dover ottemperare. Come sempre interverrà Cimminelli”, mentre il patron granata garantisce “Fino a quando il padrone sarò io, il Toro non fallirà mai”. Frase che il futuro sarà pronto a smentire, ma in quel momento nessuno di noi pensa a un eventuale crollo societario visto che la testa è solo ai playoff. Sì, Napoli e Fiorentina sono fallite da poco, ma erano situazioni molto più gravi e poi non si è venuti incontro ad altre squadre accordandosi per spalmare il debito? Lo stesso Perugia è in una situazione critica, ma anche loro sono orientati solo alle semifinali. In sintesi siamo più preoccupati della coppia Bucchi-Colacone che di qualsiasi ente revisore. E poi la promozione potrebbe dare altri soldi necessari per andare avanti, giusto?


CULTO
Notti torride – Storia dei playoff 2005 parte 2
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Il “Del Duca” di Ascoli è caldo come ai tempi di Costantino Rozzi e il primo Toro targato playoff scende in campo con Sorrentino in porta, Comotto e Balzaretti laterali, Giacchetta e Mantovani centrali, Codrea regista supportato da Mudingayi e dal novello papà capitan De Ascentis mentre dietro Bruno e Quagliarella è in agguato Pinga che sta per vivere un mini-torneo in formato Dio. L’unico modo per calmare un pubblico caldo è partire forte e dopo 5’ i granata trovano la rete quando proprio Pinga raccoglie in scivolata un traversone da destra col mancino di Comotto con la difesa di casa immobile. Rodomonti prima convalida e poi annulla su segnalazione del guardalinee, ma basta per abbassare la temperatura degli uomini di casa che si fanno vivi solo con Antonelli al 18’ (Sorrentino devia la conclusione contro la traversa). Per il resto è tutto Toro con Quagliarella che sciupa una ghiotta dopo occasione, ma si rifà al 32’ quando devia di testa un perfetto piazzato di Pinga dal vertice dell’area, un pallone che, come dice Maurizio Iorio, in telecronaca, è manna per un attaccante essendo forte e tagliato. Il secondo tempo degli uomini di Zaccarelli è di contenimento e l’Ascoli si fa pericoloso sui calci piazzati prima con Monticciolo (para Sorrentino) e poi con Bucchi (palo e intervento in extremis di Giacchetta ad anticipare Colacone), mentre il Torino perde Quagliarella per un infortunio il polpaccio e resiste al forcing bianconero provando a ripartire col solito Pinga. Dopo 5’ di recupero “Zac” e i suoi portano a casa un successo pesantissimo. Con lo stesso punteggio il Perugia vince a Treviso.
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Davanti a ventisettemila spettatori, il Toro scende in campo per il ritorno alle 20,30 di domenica 29 giugno. In una Maratona stipata al massimo c’è anche Marco Ferrante venuto a tifare Toro, ma che è ignaro che l’anno successivo giocherà proprio ad Ascoli in massima serie. In quel momento non lo immagina nessuno, è vicino alla balaustra con gli ultras mentre qualcuno si accorge di lui e lancia il coro. Zaccarelli conferma l’undici di Ascoli quasi per intero, perché si rivede in campo Marazzina dal 1’ al posto di Bruno. Come all’andata è il Toro a partire forte, ma l’urlo per il gol viene strozzato in gola alla curva sia quando Marazzina non sfrutta di testa una punizione di Pinga, sia quando Lauro si oppone col corpo a una conclusione di Mudingayi. Sarà perché non ha più niente da perdere, ma l’Ascoli della coppia Silva-Giampaolo (uno in gol in Toro-Ascoli del 1976 in una gara poi vinta 3-1, l’altro futuro allenatore dei granata) è più spavaldo dell’andata e al 19’ passa: Fini cambia gioco a sinistra dove Modesto approfitta del mancato rientro di Comotto e dell’impossibilità di Mudingayi di andare in chiusura per toccare al volo in mezzo. Bucchi non ci arriva in scivolata, ma Colacone è in agguato e insacca a porta vuota. Bianconeri in vantaggio: un altro gol e il Toro sarebbe fuori. In una serata caldissima, ci si ritrova nella scomoda situazione di non sapere bene cosa fare. Non è pensabile difendere una sconfitta con 70’ a disposizione, ma al tempo stesso non ci si deve sbilanciare. La scelta può essere una sola: lottare. Quagliarella ha un’ottima occasione quando sradica un pallone a Oscar Brevi, che fra un paio di mesi si ritroverà capitano granata, ma calcia addosso a Coppola. Allo scadere del tempo è Marazzina a mettere alto un bel pallone di Codrea. Il Toro meriterebbe il pari, ma è sotto e l’intervallo, sugli spalti, è da respiro corto.
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Nonostante il caldo, lo stadio diventa di ghiaccio al 51’ quando un calcio di punizione di Bucchi scrive una parabola che sembra imparabile, ma il pallone colpisce in pieno la traversa. Per l’ex perugino è il terzo legno contro il Toro in nell’anno. Al di là della statistica è il momento in cui la partita gira definitivamente. Lo scampato pericolo fa urlare la curva ancora più forte e i granata, che già stavano lottando su ogni pallone, triplicano le forze sapendo anche a chi dare il pallone. Per esempio al 75’. Comotto recupera un pallone vagante e lo scarica indietro a Mudingayi bravo a servire immediatamente Pinga. Il numero dieci riceve spalle alla porta ai trenta metri, si gira e parte nello spazio colpevolmente lasciato dalla difesa avversaria. Qualche passo di corsa e poi, mentre tre bianconeri vanno a chiuderlo, un tiro potentissimo di collo sinistro prima di saltare per aria nell’impatto coi difensori. La palla prende una velocità pazzesca, non è angolata, ma Coppola non può nemmeno pensare di fermarla nonostante si sia tuffato e abbia alzato il braccio: l’avrebbe presa soltanto Superman. La rapidità della conclusione gonfia la rete in una maniera tale che una scarica elettrica percorre tutto il “Delle Alpi” e fa urlare il quadruplo di quanto si urlerebbe normalmente. In quell’urlo c’è tutta la tensione accumulata per tre quarti di partita, per la voglia di spareggio contro il Perugia e per una delle reti tecnicamente più belle che viste dal vivo. Pinga balla sulla pista di atletica prima di venire sommerso da chiunque abbia un minimo di granata addosso. Le inquadrature sulla curva che esulta sono pazzesche con la gente che si lancia da tutte le parti. Mancano solo i sacrifici umani. All’82’ il Toro segna anche il gol della vittoria: angolo da destra a rientrare di Pinga, la traiettoria è perfetta come sempre e Marazzina deve solo mettere la testa per tagliare fuori Coppola e gonfiare la rete. La gente è talmente provata dall’esultanza per il pareggio che esulta meno di quanto meriterebbe una rete simile. Anche i giocatori in campo sono più posati nell’esultare, tranne Comotto che sputa a un avversario e verrà espulso. Salterà la finale di andata così come De Ascentis. Finale contro il Perugia che ha battuto 2-0 il Treviso. Finalmente la possibilità di avere una vendetta sportiva sette anni dopo.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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