In questa fase, si sa, il Torino deve pensare soprattutto al domani. Ma questo si fa anzitutto guardando all’oggi. Il decimo posto non conta praticamente nulla ma la parte sinistra della classifica è una soglia psicologica da raggiungere; inoltre, chiudere a 43 punti è una cosa, farlo a 58 (in ipotesi) un’altra. La classifica finale incide nell’aumentare l’appeal di una squadra. E poi, le partite di questo finale di campionato devono servire anzitutto a costruire una mentalità: vincere scontri diretti – non importa come – è uno dei requisiti di una squadra importante, così come la capacità di ottenere risultati anche senza giocatori importanti come Vlasic e Lazaro. Altra cosa utile è allargare la rosa valutando giovani che possono essere utili in futuro, e il fatto che Dembelé e Perciun si siano resi protagonisti è un altro buon segnale. Il prossimo step deve essere quello di costruire un’identità di gioco chiara, che consenta di creare tante palle gol a partita, cosa che onestamente si è vista di rado fin qui. Ma per questo servirà una rosa completa in ogni reparto. Il Torino dovrà fare molto sul mercato, ma ha tempo per programmare, giocatori vendibili in modo da ottenere risorse da investire nel modo giusto, e una grande certezza chiamata Paolo Vanoli. L’occasione per fare il salto di qualità c’è, vedremo se stavolta sarà colta.
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Il gol di Dembelé e l’esordio di Perciun due segnali: il finale di questo campionato serva a seminare per il futuro
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