Il giorno dopo forse è ancora tutto più bello. Due tricolori, un grande orgoglio. La sensazione che si stia facendo qualcosa di bello in casa Toro. Il primo titolo Under 18, l’Under 17 che torna campione d’Italia dopo 45 anni. Il Settore giovanile del Torino ha vissuto un finale di stagione da sogno, da incorniciare, da ricordare e da appuntarsi con orgoglio al petto. Nelle finali i granata hanno superato club che con i giovani lavorano bene, che hanno strutture di altissimo livello e che da tempo sfornano giovani forti. Mettersi al loro livello non è roba da poco. I due successi sono il simbolo di un lavoro ben fatto da Ruggero Ludergnani (meno male che Cairo gli ha rinnovato il contratto) e da tutto il suo staff. Una soddisfazione che non deve inebriare, ma essere un punto di partenza per il futuro. I due successi chiudono un’annata in cui i granata hanno fatto esordire tanti giovani in prima squadra, un cerchio che si chiude insomma. Ci sono le vittorie sul campo e quelle di programmazione: puntare su giovani, farli crescere e portarli nel calcio dei grandi.


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Il prossimo Scudetto sia il Robaldo
Ora al Torino, però, serve un altro step. Si chiama Robaldo. Da tempo la società lavora, da tempo i giovani del Toro (e anche i tifosi) lo aspettano. Le due vittorie tra Under 18 e Under 17 devono far riflettere e far capire che serve dare una mano ai giovani e al responsabile del Settore giovanile Ludergnani. I torelli hanno bisogno di una casa e in fretta. La società deve cogliere l’occasione della vittoria di due Scudetti per aumentare la propria attrattiva nei confronti dei giocatori in giro per l’Italia e non solo. Con un Robaldo in più per Ludergnani e la sua squadra mercato sarebbe più semplice poter aumentare il livello delle squadre portando giovani di alto livello. Non approfittarne sarebbe un’occasione persa.
In conclusione poi il pensiero va a tutte le persone che hanno lavorato con questi giovani da quando sono entrati al Toro. Ogni allenamento, ogni sacrificio ha portato a qualcosa che non si vedeva da tempo. I giocatori devono essere consapevoli di essere all’inizio del loro percorso, ma nelle finali hanno avuto insegnamenti importanti, perché hanno imparato a vincere e questo serve ad alzare il livello. La speranza è che tutti possano tenere i piedi per terra, perché tra i 2007 e i 2008 si sono visti profili molto interessanti. Per questo complimenti a tutti: da chi ha scelto i giocatori, a chi li ha allenati e infine a loro, i protagonisti. Comunque andrà la loro carriera, si ricorderanno per sempre di essere stati campioni d’Italia con il Toro.
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