Vincere un titolo è un momento di gioia estrema, un momento unico ed indimenticabile perché condensa tutto in un istante, anzi in tre istanti che sono legati al triplice fischio finale con il quale l'arbitro sancisce l'ottenimento di quel risultato dapprima solo vagamente sognato a inizio stagione, poi accarezzato e fatto crescere col duro lavoro ed i sacrifici durante l'anno ed infine conquistato con un mix di resilienza, audacia, voglia, sofferenza oltre ad un pizzico di doverosa fortuna durante l'atto finale. Conquistare uno scudetto è un viaggio lungo, anzi lunghissimo, un viaggio che esplode in una gioia quasi catartica quando il percorso si completa tra l'incredulità e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di veramente straordinario. Tutto questo è ancora più valido, a maggior ragione, se si parla di un successo a livello giovanile come quello centrato dall' Under 18 del Torino che si è laureata Campione d'Italia battendo la Roma per 2-1 nella finale di Latina.


Il Granata della Porta Accanto
Può uno scudetto far venire ancora più rabbia?
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L'obbiettivo di chi fa calcio nel settore giovanile non è vincere titoli, ma preparare ragazzi a diventare uomini e spingere questi uomini a diventare (possibilmente) campioni. La vittoria è solamente la ciliegina sulla torta di un lavoro ben fatto. Un lavoro che sarebbe stato ugualmente valido e sarà valido se anche solo uno di questi ragazzi, oggi Campioni d'Italia, avrà una chance di diventare un calciatore "vero", magari indossando la maglia del Torino in prima squadra. Perché alla fine è questo l'obbiettivo del settore giovanile: sfornare talenti, non accumulare coppe destinate a prendere polvere in qualche bacheca. La vittoria è il fumo, ma i giocatori che vanno avanti e diventano professionisti sono l'arrosto. Poi chiaramente c'è il fattore legato al prestigio: i risultati portano visibilità al proprio lavoro, credibilità agli occhi del mondo in cui operi e fiducia dai vertici della società per cui lavori. Da domani il Torino avrà un percepito migliore e chiunque venga contattato dagli osservatori o dal direttore sportivo granata non potrà non tenere conto di questo aspetto, anche solo inconsciamente: andare a giocare in una società che può conquistare titoli, perché ha dimostrato coi fatti che può farlo, è un plus agli occhi di un giovane ambizioso e con talento.
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Lo scudetto dell'under 18 (senza dimenticare che la Under 17 è impegnata nelle Final Four di categoria e potrebbe portare ad una storica doppietta) è una buona notizia per il mondo Toro in generale anche per questo aspetto: l'appeal del Toro è cresciuto ed è qui che subentra la rabbia. La rabbia di chi vive a Torino (ma anche di quelli che sono lontani, ma tifano Toro e si informano nel dettaglio) e sa quanto poco Cairo fa per questa società il cui potenziale è immenso. Se Bava e Ludergnani sono riusciti nell'ultimo decennio ad ottenere risultati con budget infinitamente più bassi di molte altre realtà professionistiche italiane, pensate cosa avrebbero potuto fare con un presidente voglioso di investire davvero nel settore giovanile! Pensate quanti Buongiorno sarebbero potuti crescere con la maglia granata addosso se risorse "vere" fossero state messe in mano a gente comunque capace di produrre risultati con poco. Non fa venire rabbia? Non fa ripensare a quando, fino agli anni Novanta inoltrati, il settore giovanile del Torino era il fiore all'occhiello del movimento giovanile italiano e, soprattutto, quando era centrale nella visione della società granata di allora che nei giovani credeva ed investiva?
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E badate che non è solo una questione di soldi, ma è una questione di volano positivo che si può generare investendo tali soldi: costruisco strutture, assoldo i migliori professionisti del settore (allenatori, preparatori, fisioterapisti, medici), allargo la mia rete di osservatori, aiuto le famiglie dei ragazzi che voglio portare a Torino garantendo il miglior trattamento possibile ai propri figli, costruisco una rete di professionisti (psicologi, tutor, segretari) che si occupino dei ragazzi anche al di fuori del campo di gioco in modo che possano crescere e vivere nel migliore dei modi. Creo un modello che nel tempo genera plusvalore. Pensate a quante cose si possono fare per avere un settore giovanile eccellente se solo si decide di investire in maniera ponderata, ma decisa. Ecco, allora, godiamoci il titolo dell' Under 18 che ripaga i ragazzi dell'impegno e dei sacrifici che fanno ed hanno fatto, rinverdisce in qualche modo i fasti di un tempo e permette anche a noi tifosi di ritrovare quelle emozioni positive che spesso latitano da queste parti. Esultiamo e godiamo. Ma non dimentichiamo di cosa potremmo essere se solo ci fosse qualcuno al comando, non dico con un cuore granata nel petto, ma almeno con una visione imprenditoriale di ampio e lungo respiro...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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