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Calciatori e uomini

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Sotto le Granate / Torna la rubrica di Maria Grazia Nemour: "Nessuno può permettersi di processare Armando Izzo se non fa il giudice di professione"
Maria Grazia Nemour

Izzo, difensore. Si sa che Mazzarri quella ha a cuore, la difesa. Bene, e allora si parte da N’Koulou e dal muro che gli si può costruire intorno. Per Lyanco – il brasiliano biondo – scemano le speranze, ma dov’è?  Bonifazi sembra non convincere fino in fondo, ed è un peccato, io continuerei a sostenerlo e incitarlo a conquistarsi un posto nel Toro, nel suo, Toro.

Ed ecco che si fa sempre più insistente il nome di Armando Izzo. Fino a diventare contratto, Izzo.

Non altissimo come difensore, ma al Genoa ha dimostrato di essere uno che attacca i denti e ringhia, non molla.

Mazzarri lo conosce bene Izzo, al primo ritiro col Napoli lo vide correre con le scarpette di tre numeri più grandi e disse al massaggiatore: fai il piacere, accompagnalo a comprarne un paio della sua misura. Un bell’inizio per una favola. E di quel piccolo investimento non se ne è pentito Mazzarri, se dopo tanti anni pensa di portaseli  a Torino, quei piedi di Cenerentola.

Io voglio credere in Mazzarri, e di conseguenza anche in Izzo.

Voglio credere che Mazzarri sia così saggio da aver compreso fino in fondo quali sono i valori del Toro, e che sia convinto Izzo possa incarnarli.

C’è chi pensa che non sia l’Uomo a fare il giocatore, che siano due piani distinti. Io no. No, perché io sono la stessa quando vado allo stadio a tifare, quando vado a lavoro e mi tocca dire qualcosa di scomodo, quando vado a votare e mi infurio, quando scelgo gli amici e da chi stare alla larga, quando sbaglio. E diavolo quanto sbaglio. È per questo che io il discorso “l’importante è come gioca” non lo condivido. L’importante è che persona sei, il resto è conseguenza.

Per definire l’ironia e la contraddizione di chi si affeziona al Toro non basterebbero venti aforismi di Oscar Wilde, altro che il sempliciotto “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

Da un uomo che viene a giocare nel Toro mi aspetto che sappia rappresentarmi, quando si infila la maglia granata e pesta l’erba.

Izzo lo può fare? Voglio sperare di sì. Voglio sperare che sia lui il primo a dire “l’importante è come gioca” non mi basta. L’importante è che sono un Uomo, e non è stato facile, diventare un Uomo.

Penso che la vita lanci sfide diverse a un bambino che nasce sulla collina di Torino piuttosto che alle Vallette. E chi nasce a Scampia? Se la scuola calcio l’hai fatta nell’Arci Scampia – come Armando Izzo – senza il papà che ti porta alle partite quando giochi perché se ne è andato quando neanche lo sognavi, di diventare un professionista, le scelte non sono mai scontate. Mai semplici.

A Scampia, prendere la via a destra che al fondo porta in piazza, dove spacciano, oppure quella a sinistra che ti porta al campetto, fa la differenza in una vita. Mi piace molto Izzo quando torna nel vecchio quartiere per raccogliere fondi che finanzino la copertura erbosa del campetto dell’Arci Scampia, mai rinnegare il luogo dove si è cresciuti. Mi piace chi cerca di allargare la strada che porta a sinistra, al campetto. A Scampia rimangono gli amici che hanno preso l’altra strada, quella che porta in piazza, nel posto sbagliato. Ma è lì che uno deve fermarsi, un passo prima della piazza.

Izzo ha messo in contatto la Camorra con i due compagni di squadra dell’Avellino, Millesi e Pino, per truccare le partite?

L’omissione di denuncia può essere determinata da solidarietà. Ma anche da paura.

L’omissione di denuncia è complicità?

La giustizia sportiva ha detto di sì, infliggendogli inizialmente una squalifica di 18 mesi, che in appello si alleggerisce e diventa di sei. Sembra arrivare un ulteriore alleggerimento con la “grazia” della Fvig di Tavecchio, ma poi nulla di fatto, è da scontare per intero. Ora rimane aperto il giudizio penale. Izzo non ha chiesto il rito abbreviato come Millesi e Pino, verrà processato con quello ordinario. Chissà se lo vedremo in questa vita, siamo in Italia.

Nessuno può permettersi di processare Armando Izzo se non fa il giudice di professione.

Il Toro ha deciso di accordare fiducia ad Armando Izzo, Armando Izzo dovrà esserne all’altezza.

Un buon giocatore non è uno che non sbaglia, è uno che se ne accorge, e si corregge.

Gli Uomini sbagliano, quelli in gamba, si correggono.

Benvenuto Armando.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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