Mentre ancora mi asciugavo le lacrime per la prossima partenza di Rolando Bianchi, capitano di grande cuore e anima, nella mia mente avevo già preso la fascia e te l'avevo stretta al braccio. "Guidaci tu, Kamil."
Tu sei ben altro, però, che due cartellini rossi, e non ci è voluto molto a capirlo. Un leader, un gigante, l'immagine di un eroe che anche da bambina avrei amato, con quel carattere chiuso e quello sguardo gelido. Ho sempre avuto l'impressione che i sentimenti che hai provato per il Toro siano stati quasi una sorta di "incidente", che ha graffiato quella scorza dura su cui sembra scivolare tutto. Prima di tutto un lavoratore, un professionista, un punto fermo.
Poi sono arrivati i gol, nella tua annata migliore, così tanti da farmi gioire già all'assegnazione del calcio d'angolo.
Ti ho visto correre sotto la curva, batterti il petto, indicarci, stringere quello stemma stretto tra le mani. E allora ho fatto del 25 un simbolo, del tuo nome un mantra, della canzone a te dedicata un inno, della tua Polonia una squadra da seguire con la stessa sincera emozione che ho dedicato alla mia patria, o forse anche di più. Soprattutto, ho fatto della tua presenza il volto del Toro che amo. Qualsiasi stupido segno tu abbia messo ieri su quegli stupidi fogli, nulla potrà cancellare questi cinque anni con quella maglia che ti appartiene, e a cui, lo sento, ormai appartieni un po' anche tu.
No, non ho imparato a non innamorarmi dei calciatori, non sono maturata, e ho ancora nove anni. E se il Toro che amo avrà un nuovo volto, per me quel 25 resterà un simbolo, quel tuo nome un mantra, la tua Polonia una squadra che è dentro il mio cuore. E tu resterai l'eroe gigante di questa immatura tifosa bambina.
Grazie Capitan Glik Glik Glik e buona fortuna.
Buonanotte granata...
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