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Il bar Vittoria si trovava in pieno centro a Torino, in via Roma angolo via Gramsci. Lo aprirono Gabetto e Ossola nel 1948, approfittando del legame di amicizia che si era formato tra loro non solo sul campo da gioco. Passò poco tempo e il bar divenne un luogo di ritrovo importantissimo per gli adoratori granata, un vero e proprio covo nel quale rintanarsi per adorare in pace il credo del Toro rampante. Specialmente i primi di maggio di quell’anno, allorché la nazionale si trovò ad affrontare l’Inghilterra.
In occasione della partita, infatti, il bar rimase aperto per due giorni e due notti di seguito. Gli inglesi furono ospitati nell'hotel "Principi di Piemonte", poco discosti dal fervore delle file di tifosi accorsi per intervenire con la loro presenza nel dibattito calcistico dei Gabos. L'atmosfera che si venne a creare fu così forte ed esaltante che al bar presenziarono anche alcuni atleti della squadra ospite, e i Gabos li accolsero con simpatia. Ed è curioso che proprio coloro che si autodefinivano gli inventori del gioco del pallone decidessero di scendere dal piedistallo della propria sicumera calcistica per amalgamarsi al resto della plebaglia che di football non poteva certamente saperne quanto loro. La partita si concluse con la vittoria della squadra avversaria, ma dai Gabos l’atmosfera continuò a rivelarsi allegra ed entusiasmante.
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Va rimarcato che Ossola e Gabetto, quando si recavano al bar Vittoria, non rimanevano a lungo al piano superiore. Non che non lo apprezzassero. Stare dietro al bancone del bar e parlare con i tifosi, per quanto gli piacesse, non procurava lo stesso piacere che scendere al piano di sotto per andare a "fare i gelati", come amavano tanto dire. Che nel gergo gabosiano significava sottoporsi a interminabili sessioni di poker nelle quali Gabetto finiva sempre per avere la meglio sul povero Ossola.
Dopo il 4 maggio 1949, il bar Vittoria rimase aperto simbolicamente per qualche mese, ma finì per chiudere i battenti prima della fine dell'anno. Adesso al posto del bar sorge il negozio ZARA. Chissà se i consumatori che si dilettano a calpestare il pavimento del negozio multipiano si domandino a volte, tra un giubbotto e un gilet e una gonna e un tailleur, cosa ci fosse prima che il marchio di abbigliamento spagnolo decidesse di stabilirvi una sede. E chissà se, facendo caso e tendendo le orecchie con molta attenzione, non si possa ancora sentire, al piano di sotto, il suono delle carte da gioco quando si schiantano sul tavolino, in un perenne vapore di tabacco, per un’altra giocata vincente di Gabetto ai danni del povero “pollo di turno”.
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
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