
Credo infatti che alcuni giocatori ne avessero abbastanza del modo di fare di Mihajlovic, penso ad esempio a Boyé che quando è entrato è stato al solito fumoso, ma è sembrato quello delle prime partite in granata, cioè voglioso di divertirsi in mezzo al campo. Niang è sembrato davvero rigenerato dal cambio in panchina e la prestazione finalmente è stata di spessore e l’ovazione del Grande Torino ne è la dimostrazione. Infine se Mazzarri in un giorno e mezzo è riuscito a toccare le corde giuste, vuol dire che è un allenatore che sa il fatto suo. Ad ogni modo quello che ho apprezzato di più del tecnico di San Vincenzo sono state le sue dichiarazioni sul volere una squadra che sappia “cambiare pelle”. La mancanza di essere una squadra camaleontica è una cosa che manca sin dai tempi di Ventura, il quale non si azzardava mai a cambiare modulo in corsa e che è stato ancorato al 3-5-2 per anni, salvo in rarissime occasioni. La stessa cosa è accaduta con Mihajlovic, Fino all’ultimo ha usato il 4-2-3-1, poi è tornato al 4-3-3, ma non ha mai cambiato pelle, ha solo riempito di punte l’undici in campo, portando la squadra a sconfitta sicura.
Ritengo che negli ultimi anni quello che è mancato dal punto di vista tecnico al Toro sia stato proprio la mancanza della capacità di adattamento. Tutte le grandi squadre cambiano modulo a seconda delle proprie esigenze e delle caratteristiche dell’avversario. Sono d’accordo che non si deve snaturare una squadra, tuttavia penso che l’identità vada mantenuta nell’approccio alla gara e nella mentalità di squadra e che il modulo serva a redistribuire le forze e la tecnica in campo. Se dunque Mazzarri riuscirà nel suo intento, potremo davvero ambire all’Europa League, fermo restando che la società dovrà essere disponibile a rinforzare la squadra, senza invece fare come al solito cessioni eccellenti nell’ultimo giorno di mercato, cosa accaduta per la verità soprattutto nelle sessioni estive.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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