
Con questa analisi voglio dire che il risultato è ottimo, che serve a dare fiducia alla squadra, al mister, alla società e ai tifosi, ma va detto che c’è ancora molto da lavorare. Il Toro domenica ha peccato in pragmatismo e ha concretizzato poco quello che ha creato. Ci vorrebbe magari la stessa cattiveria che usato mister Mihajlovic nei confronti di Castellazzi e Lombardo. O magari basterebbe quella di Simone Edera. Ma quant’è bello vedere entrare in campo un giocatore con la voglia di spaccare il mondo? Che bello che sarebbe stato se immediatamente dopo il suo ingresso, Edera avesse segnato il 2 a 0 e chiuso la gara! Comunque l’atteggiamento e l’approccio del giovane esterno torinese è quello giusto e il rinnovo del suo contratto è il giusto premio ad un ragazzo del nostro vivaio che sta dando tutto per meritarsi la conferma.
Altra riflessione: dunque è questo il vero Joel Obi? Non l’ho mai visto giocare così. Evidentemente le stagioni passate, in cui è stato afflitto da continui malanni muscolari, non ne hanno consentito la vera esplosione, ma sta davvero stupendo tutti gli addetti ai lavori.
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Infine il mercato. Sadiq ripeto che non può essere il sostituto naturale di Belotti e ripeto che soprattutto non mi convince la formula dell’operazione. Mentre sull’esterno si parla ancora di Niang e si è parlato fugacemente anche di Emre Mor, ormai del Celta Vigo. Per il primo al momento resta la distanza, tra domanda e offerta, mentre il secondo è stato reputato troppo costoso (13 milioni). Ma quando una società ha un capitale consistente da poter spendere, come si fa a ritenere un giocatore troppo costoso? Se serve va preso prima possibile e non si tergiversa sul mercato col rischio di perderlo e di rimanere con il cerino in mano. Anche Niang, con Keita verso il Monaco, potrebbe finire alla Lazio e per quale motivo? Per non affondare il colpo e risparmiare un paio di milioni (piaccia o meno, ma nel calcio queste cifre sono spiccioli) sul costo del cartellino, quando a disposizione si ha un bel tesoretto da investire? Il rischio è davvero di restare con un pugno di mosche in mano e non so fino a che punto il gioco valga la candela. Queste sono le cose che mi lasciano interdetto del modus operandi societario.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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