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Ventitrè maggio 1992

Ventitrè maggio 1992 - immagine 1
di Guido Regis* Ero da tre giorni in Sardegna per un congresso ed avevo deciso con la mia giovane compagna di allora di recarmi a Villasimius per la prima volta nella vita.Arrivammo il tardo pomeriggio e ci recammo nel più antico e...
Redazione Toro News

di Guido Regis*

 

Ero da tre giorni in Sardegna per un congresso ed avevo deciso con la mia giovane compagna di allora di recarmi a Villasimius per la prima volta nella vita.

Arrivammo il tardo pomeriggio e ci recammo nel più antico e famoso albergo ad una stella nel centro del paese.

Fuori stagione e ancora lontani dall’esplosione turistica che subì negli anni a venire quel piccolo paradiso, fu facile ottenere una camera.

Ci sistemammo e scendemmo a cena. A tavola stavo di fronte a lei e voltavo le spalle alla televisione.  Ordinammo un piatto di spaghetti con le arselle.

Arrivarono qualche minuto dopo, profumati e fumanti. Erano le 20,00.

Ne feci una bella forchettata e sorridendole mi accinsi ad avvicinarla alla bocca spalancata ed affamata.

Una mitragliata pazzesca mi colpi alla schiena, attraversò il torace, trafisse il cuore, lo stomaco ed uscì dal corpo così come era entrata…..questo l’effetto delle parole dell’annunciatore del telegiornale che, mal celando l’emozione, annunciava l’attentato e la morte di Falcone e della sua scorta, dilaniati in un infame agguato da una orripilante esplosione sull’autostrada di Palermo.

Ormai gli spaghetti con le arselle erano in bocca…..presi a masticarli lentamente senza guardare più in volto la mia compagna, il capo si chinò, la schiena divenne curva, il sapore di quel piatto meraviglioso divenne tremendamente amaro.

“ Ma hai sentito cosa è successo? ” mi disse lei con voce disperata ed allarmata, quasi rimproverandomi per l’assenza di visibili effetti su di me.

Mentre arrotolavo come un’ automa un'altra forchetta di spaghetti senza essermi assolutamente girato verso il televisore, la guardai fissa negli occhi e le dissi freddamente “ che cosa devo fare, strapparmi i capelli, urlare, piangere? A cosa servirebbe? Era nell’aria, si sapeva, lo sapevo che sarebbe accaduto…..ed è accaduto”.

Sono nato con il disgusto per l’ingiustizia, la diseguaglianza, l’oppressione, l’infamia, l’omertà, la stupidità, la cupidigia, l’arroganza, la disonestà, e per tutto quanto da questi cancri della mente umana scaturisce, ma non ero ancora capace di odiare.  

Fin da piccolo non ho mai accettato compromessi ne mi sono piegato di fronte a presunti potenti o a ricatti, pur di difendere i principi basilari della dignità umana. 

Forse per questo, terminata la maturità avevo cambiato idea; non avrei più fatto il medico ma il magistrato. Fu mio padre a costringermi a desistere riportandomi verso la giovanile passione, più ardua, ma meno pericolosa, forse, per un soggetto come me. 

Eppure quella sera mi sentii un ameba di fronte ad un uomo capace di dire  "Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l'essenza della dignità umana" rispettando senza timore quella frase fino alla morte ed oltre la morte. Un Cristo come migliaia di altri noti e meno noti della storia di questo mondo strano, meraviglioso, tremendo, contraddittorio, diviso nell’eterna lotta tra il bene ed il male. 

Chi ero io, per quanto temerario e risoluto nelle mie piccole battaglie, di fronte a esseri di tale portata, che sapevano benissimo di dover morire prematuramente, comportandosi secondo dignità? Nulla!

Che cosa erano le mie minuscole guerre ideologiche che mi esponevano certamente a rischi, ma infinitamente meno allarmanti di quelli affrontati da questi uomini e donne? Una goccia nell’oceano.

Quella sera, e poco meno di due mesi dopo ancor più, fu scalfita in modo quasi irrimediabile la parte della mia fede che m’impediva di provare un sentimento distruttivo nei confronti di chicchessia.

Da allora ho sempre vissuto con l’idea che se mai mi fosse accaduto di avere l’opportunità di annientare in qualche modo un mafioso o qualsiasi essere che anche solo gli assomigliasse l’avrei fatto senza alcun indugio, e questa idea, ahimè si è fatta sempre più forte negli anni.

Ma ho anche imparato che spesso è sufficiente attendere sulla sponda del fiume per veder passare il cadavere di un proprio nemico, specie se con le caratteristiche di cui sopra.

Maggio è davvero un mese tremendo per la mia vita di uomo e di granata, benedetto e maledetto.

Bene! 

Ho ripreso a scrivere amici.

Ringrazio tutti coloro  che in questi due mesi mi hanno inviato una quantità di e. mail davvero inaspettate, domandandomi di tornare a sparare i miei “outing soprattutto granata” sotto forma di piccole o grandi “bisturate”.  Chiedo scusa se non ho potuto rispondere a tutti.

Domando perdono per essere ricomparso anche a coloro ai quali non sono mancato per nulla, ricordando comunque sempre che esiste il libero arbitrio.

La prossima volta parlerò nuovamente di Toro….. per chi non si è accorto che un po’ già l’ho fatto anche oggi.

 

* Presidente del Toro Club C.T.O. Claudio Sala

 

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