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Invece di valorizzare la passione dei tifosi e la capacità del calcio di rappresentare un collante socio-culturale anche tra piccole e medie comunità, i vertici mondiali ed europei hanno deciso di affidarsi alla globalizzazione del pallone per fare più soldi e mantenere in piedi un sistema basato sull'ingiusta ripartizione dei ricavi. La logica estrema di questo approccio è la Lega di plastica che alcuni dei principali club europei hanno cercato di creare per sottrarre definitivamente il gioco ai tifosi e costringerli in futuro a scegliere solo tra le poche squadre rimaste. Cercando di vendere l'anima del calcio agli sponsor, ai finanziatori e alle TV, i vertici internazionali ed europei stanno generando disincanto e disinteresse. L’obiettivo non è quello di migliorare il calcio, ma di aggiungere sempre più partite per fare più soldi e mantenere in piedi un carrozzone sempre più bolso e sbilenco, che non sa più attrarre l'interesse e l'attenzione dei tifosi.
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Invece di migliorare il gioco (introducendo regole più oggettive e trasparenti, utilizzando meglio le tecnologie esistenti, e riducendo il più possibile il margine di arbitrarietà nella conduzione delle gare), i vertici del calcio si concentrano su dettagli risibili, come testimonia la novità degli otto secondi con la palla in mano per i portieri. Tra le tante innovazioni possibili (stop al cronometro per infortuni, cambi e check VAR, chiamata al monitor a disposizione degli allenatori, line-technology per stabilire se la palla sia finita fuori dal campo) si è deciso di concentrarsi su come limitare un'astuzia dei portieri che è sì fastidiosa, ma che non è certo la priorità per rendere le partite più giuste e credibili. Nel frattempo, si inondano le TV con valanghe di partite sempre meno interessanti, creando un'inflazione di eventi che non fa altro che diminuire sempre più il valore del prodotto calcio e che lascia anche i più accessi tifosi mezzi addormentati sul divano, con il telecomando pronto a passare ad altro.
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