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L’asticella di Juric e il 4 maggio di Belotti: la palla passa a Cairo…

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Juric e Belotti hanno scoperchiato il vaso di Pandora: cosa ne uscirà nei prossimi mesi?

Alessandro Costantino

Il dado è tratto: non importa come finirà questo campionato, le ultime due partite non sposteranno di una virgola la sensazione che ha lasciato il Toro in questa stagione di ricostruzione ed è indubitabile che ormai la testa di tutti, tifosi ma anche allenatore e giocatori sia già proiettata sul prossimo campionato. Decimo, nono o dodicesimo, il Toro ha dimostrato di aver cambiato marcia e spirito rispetto alle ultime due disgraziatissime stagioni: un successo per Juric che si è trovato ad affrontare un Everest di difficoltà, un sollievo per i tifosi che non avrebbero retto una terza annata sul filo del rasoio. Il Torino ha perso tantissimi punti nei finali di gara ed ha alimentato il rammarico per prospettive che potevano essere ancora più interessanti di un decimo posto, ma evidentemente più di così non si poteva fare. La squadra ha giocato alla pari con tutte le più forti e forse ha patito di più alcune formazioni che poi hanno fatto un cammino faticoso in classifica. C'è da essere soddisfatti, ma come sempre nel calcio non conta ciò che si è fatto ieri, ma bensì ciò che si farà domani. E a tal proposito il messaggio di Juric è stato chiarissimo dopo la partita col Napoli : "è la società che decide se alzare l'asticella". Un messaggio che, "stranamente", suona molto simile a quello fatto filtrare da Belotti in merito al suo futuro: la porta per il Toro resta aperta, ma la condizione per firmare, più che i soldi, ovviamente importanti, sarà il livello delle ambizioni che gli verranno prospettate. Immaginiamo pertanto che al presidente Cairo in questi giorni staranno fischiando le orecchie e non poco!

Chi ha visto Belotti a Superga non può accettare che un giocatore così rappresentativo, dentro e fuori dal campo, sia lasciato al suo destino senza far nulla (oltre a mettere i giusti soldi sul piatto, e su questo, a onor del vero, la mossa è stata già fatta, seppur tardivamente) per far sì che il suo destino continui ad essere coincidente con quello del Toro.

Juric e Belotti sembrano essere fatti l'uno per l'altro per come interpretano l'approccio ad un calcio fatto di grinta e di sacrificio, di cuore e di volontà di andare oltre i limiti oggettivi. L'annata del Gallo costellata da troppi infortuni non ha permesso ai due di tradurre sul campo un'intesa che li accomuna nel modo di lavorare, ed ora entrambi, con modi e toni diversi, stanno chiedendo a Cairo la stessa cosa: di provarci. Di provare a fare una squadra che lotti per l'Europa, una richiesta che da sempre fa anche la tifoseria. Lo chiede il Gallo che merita di giocare in un Toro più competitivo e lo chiede Juric che in pochi mesi ha capito il potenziale di questa piazza e si è fatto pubblico e sfacciato interprete delle mozioni dei tifosi. Non si può galleggiare e basta. La gente vuole un Toro che ci provi, non che ci riesca ad ogni costo. Ma che ci provi, sì. E il presidente mai come oggi è nudo di fronte alle sue responsabilità. Deludere le aspettative ancora una volta vorrebbe dire certificare quello di cui tutti a Torino lo accusano da anni: il disinteresse e la mancanza di volontà nel costruire una società ed una squadra ambiziosa.

Se anche questa volta si risolverà tutto in una bolla di sapone, sarebbe veramente difficile giustificare questa ennesima castrazione delle aspirazioni della piazza granata. Nemmeno il bilancio in sofferenza salverebbe la faccia di Cairo questa volta. Non è questione di quanto spendere, nessuno chiede la luna, ma di come spendere e con quali obiettivi. La Primavera al Filadelfia per l'ultima importantissima partita casalinga della stagione è l'emblema di una società che fa le cose "giuste" solo quando ha le spalle al muro. Francamente inaccettabile dopo 17 anni. Juric e Belotti hanno scoperchiato il vaso di Pandora: cosa ne uscirà nei prossimi mesi? Siamo tutti curiosi di scoprirlo…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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