https://www.toronews.net/columnist/il-toro-nella-testa/nessun-dramma-ma-nessun-trionfalismo/
A quel punto, dopo aver messo ufficialmente in vendita la società a un prezzo congruo, vedremo chi si presenta. Ahimè, difficile essere ottimisti; a Torino nel corso del tempo si sono presentati solo furfanti, pagliacci e personaggi della levatura di Basharin e Ciuccariello e Giovannone. Vedremo, non si sa mai. Cairo ci deve provare; è un gesto dovuto nei confronti di un popolo ormai estenuato da quasi tre lustri di vuoto, mediocrità, mancanza di entusiasmo e progetti. Se non si presenterà nessuno o si presenteranno i soliti quaquaraqua che vengono alla luce quando si tratta di acquisire il Torino, allargheremo le braccia; se si presenterà un fondo birmano gestito da trafficanti di droga ne prenderemo atto e ci terremo Cairo senza più lamentarci, ci accontenteremo di una squadra che quando le cose girano per il verso giusto può sperare in un ripescaggio nelle coppe europee e quando girano male deve lottare per la salvezza ma, comunque, in linea di massima, è solidamente avvinghiata al ventre molle del centro-classifica. Se invece si presenterà un gruppo serio, solido economicamente e con un autentico progetto di crescita (e magari, ciliegina sulla torta, con un presidente innamorato del Toro), Cairo potrà serenamente passare la mano per la gioia sua (che con il Toro avrà fatto l’ennesima “plusvalenza monstre”) e nostra (che potremo riprendere a sognare e a dare un senso alla nostra vita di tifosi).
Perché Cairo non può più esimersi dal mettere ufficialmente in vendita il Torino? Perché quest’anno sta toccando il fondo per una serie di motivi che vanno ben oltre la penosa posizione di classifica:
https://www.toronews.net/columnist/il-toro-nella-testa/e-ora-lo-stadio-di-proprieta/
Cairo, questa volta, è davvero arrivato al capolinea. La sua esperienza alla guida del Toro ha perso la sua ragione d’essere perché ormai è assodato come le cose non cambieranno mai, ogni anno gli stessi errori, le stesse promesse mai mantenute, la solita ridda di delusioni, mercati estivi raffazzonati e concentrati nelle ultime ventiquattro ore, mercati invernali omessi o caratterizzati da colpi alla Coco o alla Tata Gonzalez, partite decisive puntualmente fallite, derby persi, stagioni anonime. Vediamo ininterrottamente lo stesso film da quattordici anni. Inutile ancora sperare in un futuro con Cairo presidente. Ormai, anche i più incrollabili ottimisti hanno capito che Cairo non metterà mai nel Toro le capacità e l’ambizione messe in luce nella gestione delle sue altre aziende. E’ giunto il momento di passare la mano (o perlomeno provarci, seriamente). Solo così, con una nuova società o con la consapevolezza che non esiste nessun imprenditore o gruppo serio desideroso di sposare la causa granata, potremmo metterci il cuore in pace.
Marco Cassardo, esperto in psicologia dello sport e mental coach professionista. E’ l’autore di “Belli e dannati”, best seller della letteratura granata
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA


/www.toronews.net/assets/uploads/202508/2152c6c126af25c35c27d73b09ee4301.jpg)