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Sarebbe bastato utilizzare una parte dei milioni di euro buttati via negli ultimi anni (spesso in operazioni di mercato sconclusionato) per finanziare azioni mirate a tramandare la storia e la leggenda del Toro. Non c’è tifoso granata che non avrebbe accettato di buon grado un mercato ridotto all’osso pur di destinare soldi al completamento del Fila e alla creazione di un vero museo del Toro al suo interno. Al posto di barcamenarsi tra le mille dichiarazioni senza sostanza sull'importanza delle giovanili, bastava dedicarsi con serietà e con investimenti adeguati alla realizzazione della cittadella dei giovani granata, di cui il Robaldo è solo una risibile scimmiottatura. Il fil rouge che collega da sempre la leggenda degli invincibili al Toro di oggi è l’epopea degli anni 70 e della prima metà degli anni 80.
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E' a quella generazione di giocatori, ancora profondamente ancorata al Toro e ai suoi valori più profondi, che la società avrebbe dovuto rivolgersi per piantare i semi granata in una nuova generazione di giocatori e avviare una rinascita basata su valori e tradizioni profonde. L'aver sprecato l’enorme potenziale di chi avrebbe potuto salvaguardare e trasmettere scintille di vero Toro è un peccato originale da cui la società non ha più saputo redimersi. Si e’ invece preferito azzerare tutto e ripartire da zero, costruendo sulla sabbia un edificio fragile e sconclusionato, fatto di un organico quasi inesistente, di una società-scatola-vuota senza assets e senza contenuti: il Fila e’ della Fondazione, lo stadio del Comune, il Robaldo un cantiere in concessione, il Museo sopravvive grazie al meritevole lavoro di pochi volontari. Nel frattempo altre società hanno messo la freccia e costruito stadi, centri sportivi d’eccellenza, organici di professionisti e strutture di scouting capillari ed efficaci. Mentre queste ultime si godono i dividendi della loro capacità imprenditoriale, il Torino FC annaspa nella palude di mediocrità a cui si e’ auto-condannato. La rabbia della Maratona e dei tifosi e’ accresciuta dalla consapevolezza che nessuna delle altre squadre puo’ vantare fondamenta solide, immagine internazionale, appeal e storia leggendaria quanto il Toro. La scelta scellerata operata fin dagli inizi di abbandonare la via del Toro per sostituirla con i balbettii imprenditoriali del Torino FC e’ stato l’errore da cui non si e’ piu’ tornati indietro. Arrivati a questo punto non c’e’ piu’ ritorno, e i cammini divergenti appaiono ormai stabiliti: da una parte c'è Cairo e il Torino FC, dall'altra i tifosi, gli unici che possono e devono tracciare la strada del Toro verso il futuro.
Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore. Mi esprimo a titolo esclusivamente personale e totalmente gratuito.
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