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Siamo riusciti a pareggiare, ma siamo stati polli a non sapere gestire la punizione a fine primo tempo e a beccare il gol del pareggio. Nella ripresa poi la mancanza di lucidità l'ha mostrata purtroppo Mazzarri. Il tecnico granata ha tenuto in campo Aina e ha fatto entrare Laxalt al posto di Verdi, un cambio che sinceramente non ho compreso. L'ex Bologna oltre all'assist ha dato l'impressione di poter fare da un momento all'altro la giocata giusta ed invece l'ha tolto per tenere in campo Ola Aina che in tutta la gara, purtroppo, non ha azzeccato una giocata. Perché Aina gode di tutto questo credito e Bonifazi, ad esempio, sta pagando più di tutti la battuta d'arresto contro il Lecce? Quella contro i giallorossi sembra sia stata principalmente colpa sua, quando ad esempio Bonifazi io l'avrei schierato al posto di Bremer dall'inizio.
Mazzarri l'ho sempre difeso e gli ho sempre riconosciuto i meriti del finale di stagione scorsa, ma credo che quest'anno stia avendo delle difficoltà a gestire un gruppo che dà la sensazione di sapere che oltre una certa soglia non può andare. Ed ecco perciò le grane d'inizio stagione del Toro, con l'eliminazione dall'EL, l'ammutinamento di Nkoulou per la mancata cessione promessa, il Toro che parte a razzo dando l'illusione di avere nella continuità del gruppo la forza trascinante e di seguito gli zero punti ottenuti contro Lecce, Sampdoria e Parma e la sofferta vittoria contro il Milan, squadra forse più in crisi del Toro. Sì, io credo che i granata siano in crisi, credo che la gestione della società influisca notevolmente sul lavoro dell'allenatore e dei giocatori. Un aspetto che avevamo tralasciato perché ormai siamo abituati a digerire tutto, ma che di solito non è affatto normale, è che una società come il Toro, essendo impostata prettamente con il 3-5-2, abbia solo 4 giocatori centrali di centrocampo che sono Meité, Rincon, Baselli e Lukic più il jolly Ansaldi, che volendo può essere impiegato in quel ruolo. Quindi il Toro ha quattro giocatori più un ripiego che possono giocare in mezzo tra i tre di centrocampo, quando la normalità vorrebbe che il Toro avesse una rosa di almeno 22 elementi, potenzialmente tutti titolari. Invece l'approssimazione purtroppo regala rose incomplete che, quando le cose si mettono male, puntualmente non riescono a riscattarsi o non riescono a regalare una continuità di risultati.
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Veramente il Toro sogna l'Europa con l'approssimazione? Se guardiamo la rosa granata, il sito ufficiale del Toro presenta 27 elementi con diversi giocatori che, a causa anche di una scarsa propensione di mister Mazzarri a dare fiducia ai giovani, come al contrario succede in campionati più competitivi del nostro come la Premier League, vedranno il campo con il binocolo. Rauti, Millico, Edera, Parigini e Singo sono calciatori che purtroppo sembra che possano solo sperare che gennaio arrivi presto, per trovarsi una sistemazione in cui possano essere valorizzati. Invece purtroppo per il Toro non si conosce il progetto di crescita intorno ai propri gioielli come ad esempio Millico. Come al solito e come ho spesso ripetuto, sarei contento di essere smentito e di vedere già domenica un Toro lucido che gioca con convinzione, che giochi a calcio e in maniera concentrata e che punti su tutti gli elementi della rosa perché sono parte integrante del progetto.
Il Napoli tra l'altro arriva da un momento complicato. Sebbene Mertens sembra essere tornato quello implacabile di due anni fa, la difesa partenopea sarà a pezzi. Manolas non sarà al top, Koulibaly squalificato, Maksimovic ko e anche Mario Rui salterà il match del grande Torino. Ancelotti dovrà adattare qualcuno (Luperto?) a centrale di difesa con Manolas chiamato a stringere i denti. Per qualunque squadra questa situazione dovrebbe essere quella ottimale per cercare di azzannare l'avversario. Vedremo quali rimedi troverà Mazzarri e vedremo se avrà un po' più di coraggio, magari schierando un tridente Falque-Belotti-Verdi. Certamente alle 18.00 il Toro sarà chiamato ad un match delicato da dentro o fuori. Vincere contro il Napoli potrebbe regalare nuova fiducia alla squadra, utile a ricompattarsi. Perdere potrebbe avere conseguenze disastrose. Come uscirne? Giocando alla morte “ora e per sempre” tutte le partite.
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