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Torino, Roma e l’indagine su Petrachi: a che punto siamo?

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Focus on / La rottura tra Cairo ed il dirigente leccese è tra le pagine amare della storia recente della società granata, ma il capitolo non si è ancora concluso
Redazione Toro News

"A maggio, quando incontrai l'Inter per la prima volta, ho posto il mio prezzo per Edin Dzeko". E poi ancora: "Nel famoso incontro con Fonseca, il mister tramite il suo i-pad mi illustrò i suoi principi di gioco e mi convinse fin da subito". Sono le dichiarazioni di Gianluca Petrachi che hanno dato il via ad un'indagine che riguarda la presunta violazione dell'articolo 7 da parte dell'ex direttore sportivo del Torino: l'accusa rivolta all'uomo-mercato salentino è quella di aver operato per una società, la Roma, quando era ancora sotto contratto con il Torino. Ecco il punto della situazione, nella settimana in cui per la prima volta Petrachi affronterà il Torino da avversario, domenica sera in Roma-Torino.

I FATTI - A maggio, dopo la fine del campionato, Petrachi - che ha già un accordo con la Roma - rassegna le sue dimissioni al presidente Urbano Cairo, che però non le accetta, avendo ancora un anno di contratto con il ds. Il 4 giugno, Petrachi viene pizzicato - lo attesta un video - agli arrivi dell'aeroporto romano di Fiumicino, di ritorno da un viaggio a Madrid dove aveva incontrato Paulo Fonseca. Il 25 giugno si arriva alla conclusione formale del rapporto tra Petrachi e il Torino: la Roma ottiene il via libera di Urbano Cairo girando a prezzo simbolico al Torino i cartellini dei giovani Freddi Greco e Bucri (per il primo c'è una percentuale di rivendita del 30% per la Roma, il secondo, oggi, ha già lasciato il Torino). La Roma firma altresì una penale al fine di garantire al Torino che non ci sarebbero stati contatti con giocatori sotto contratto con il club granata nel mercato successivo. Poco dopo arriva il comunicato ufficiale del Torino, che comunica la fine del rapporto con Petrachi. Il 10 settembre, durante la conferenza stampa di presentazione di Mkhitaryan, Petrachi dice testualmente di aver incontrato a maggio l'Inter per trattare Dzeko.

L'INDAGINE - La dichiarazione viene segnalata alla Procura Federale, che apre un'indagine a inizio ottobre. Il 21 ottobre lo stesso direttore viene chiamato a deporre. In questa sede, secondo quanto riporta il Tempo, Petrachi dice di considerare il comportamento del presidente granata una vera e propria guerra personale. La procura poi sente anche il Ceo giallorosso Fienga, alcuni procuratori, dirigenti dell'Inter e del Torino, infine - il 30 novembre - secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, chiede un supplemento d'indagine volto anche a ricevere la deposizione del presidente granata Urbano Cairo che arriva a inizio dicembre. L'11 dicembre, tuttavia, arrivano le dimissioni del capo della procura FIGC, Giuseppe Pecoraro. La riorganizzazione della procura, nonchè l'arrivo delle feste natalizie, ha comportato una dilazione dei tempi della procedura.

LE DICHIARAZIONI - Di seguito il commento di Gianluca Petrachi sulla vicenda, pronunciato ai microfoni di Sky Sport il 3 ottobre: "In realtà, purtroppo io dopo la conferenza stampa di presentazione di Mkhitaryan non ho fatto nessuna smentita perché credevo che fosse lampante e palese il fatto che avessi avuto un lapsus di lingue. È proprio un errore materiale sul fatto che abbia detto maggio anziché luglio. Però purtroppo come a volte accade c’è gente che specula su questo e credo che l’unico giornale che abbia riportato questo il giorno successivo sia stato TuttoSport, che è un giornale che non mi ha mai amato nei miei 10 anni di Torino, questo lo posso dire tranquillamente perché non ho scheletri nell’armadio. E’ stato un lapsus di lingue, stop. Poi se si vuole montare un caso inutile dispiace perché comunque poi alla fine si cerca sempre di guardare delle cose inutili quando ci sono dei problemi molto più seri e molto più concreti nel calcio sui quali si fa ben poco. Però è giusto che poi la Procura mi venga ad interrogare e faccia la sua indagine, ma sono assolutamente sereno e non ho problemi anche perché la mia carriera parla chiaro: trent’anni che sto nel calcio e, ringraziamo Dio, non ho mai avuto niente da dover dire o da dover obiettare".

I RISCHI - L'indagine potrebbe portare al deferimento davanti al Tribunale Federale Nazionale e di conseguenza a una squalifica del direttore sportivo, qualora venisse accertato il tutto: si parla di qualche mese o addirittura fino a un anno di stop e durante tale periodo Petrachi non potrebbe dunque operare per conto della società di Pallotta sul mercato, incontrando operatori e dirigenti di altri club, né essere ammesso durante le partite nelle zone "chiuse" degli stadi, come gli spogliatoi. Ma il codice prevede, alla conclusione delle indagini, oltre a quella di difendersi, la possibilità di patteggiare sia prima che dopo l'eventuale deferimento, con l'ipotesi di commutare la sanzione in un'ammenda o ridurla di un terzo.

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