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12a giornata LAZIO-TORO 1-2
Era iniziata male all’Olimpico con Boksic a insaccare di prepotenza un corner di Doll dalla sinistra dopo neanche dieci minuti. Il Toro reagisce con calma allo schiaffone e, a poco a poco, sottrae la partita di mano alla Lazio. Mondonico, tanto per cambiare, azzecca la mossa e nella ripresa inserisce Francescoli e Aguilera che, finalmente, sembrano in palla al cento per cento. Per rendere ancora più epica la rimonta inizia a diluviare e Mauro Bonomi, non ancora “Pelato”, stende due volte in area Silenzi, venendo graziato la prima volta, ma non la seconda. Il centravanti trasforma dal dischetto con freddezza e si ritrova da solo in vetta alla classifica marcatori. Il Toro se la cava con qualche brivido sugli sviluppi di un corner (Galli bravissimo su Boksic, Venturin ancora di più sul tentativo a porta vuota di Winter) poi arriva il destino. Angelo Gregucci è stato una colonna laziale, ma al tempo stesso ha avuto il Toro nel destino. Contro di noi ha segnato il suo primo gol in serie A. L’anno precedente una sua rocambolesca autorete ci ha regalato un successo per 2-1 nel finale. Quel pomeriggio ha proprio la maglia granata addosso, maglia che ha capito in un solo anno più di molti altri, comprendendo molto bene il Fila, raccontatogli dai tanti ex Toro capitati alla Lazio come Fuser e Cravero, e la fame dei giovani che uscivano da lì (“se non stavi attento, ti rubavano la merenda”). Alla sua prima contro la Lazio, a inizio gara, mentre c’era ancora il sole, ha ricevuto un grosso omaggio dai tifosi della Nord, ma ora è sotto la Sud e Aguilera sta per calciare una punizione dalla destra a 10’ dalla fine. Sulla parabola di Pato, Angelo si tuffa con un volo degno del suo nome e supera un altro ex, in questa lunga storia di incroci, cioè Luca Marchegiani. Poi va verso i tifosi del Toro frastornato, alza un braccio, si commuove, pensa “che cosa ho fatto”, quasi come Fusi due anni prima quando segnò al Napoli. Lazio uno, Toro due. Il forcing finale dei biancocelesti non farà danni, si aggancia l’Inter, si mette nel mirino la Juventus, si torna in zona Europa.
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13a giornata TORO-LECCE 3-0
Umore altissimo allo stadio, anche se i paganti restano drammaticamente pochi. Il Lecce ultimo in classifica per una trentina di minuti tiene, poi il Toro decide di mangiarselo. Gatta si tuffa bene su un diagonale di Carbone, poi guarda il pallone sfilare a lato su un colpo di testa dell’ormai lanciatissimo, in zona-gol, Gregucci, infine devia contro la traversa una punizione del rientrante Jarni. Poi, al 45’, cede: da Francescoli a Silenzi che, a testa bassa, cerca e trova lo spazio per tirare. La deviazione di Ceramicola gli negherà la gioia della tripletta, ma non quella di vedere la rete che si gonfia. Il Toro nella ripresa è bellissimo e continua a creare: salvataggio sulla linea sul solito Gregucci, dopo cross di Francescoli, poi Carbone timbra la traversa sulla ribattuta. Gregucci ci riprova in tuffo su centro di Jarni, ma manca di poco la porta. Sergio manca il raddoppio di testa su un invito al bacio di Francescoli, poi il brividino provocato da Ayew, fratello di Abedi Pelè, con un tiro a fil di palo ci fa capire che è ora di chiuderla. Al 65’, servito da un Francescoli sempre più principesco, Silenzi non molla la palla finché non trova lo spazio per un bolide di destro dal limite su cui Gatta nulla può. Al 75’ Aguilera serve Jarni, sul cui sinistro respinto da Gatta Silenzi si fa trovare ancora pronto. Controllo, destro in caduta e sono tre. Undici gol in campionato su dodici partite disputate (assente solo a Parma), sedici su diciannove gare ufficiali: numeri pazzeschi. Si chiude un novembre in cui abbiamo saputo solo vincere, c’è qualche piccola nube sul futuro del “Mondo”, vero artefice di questo miracolo, ma non ci vogliamo pensare. Anche dicembre inizia bene con un secco tre a zero esterno alla derelitta Atalanta in Coppa Italia targato Uruguay (doppio Francescoli, rete di Aguilera) e poi c’è il Milan di Capello. Se Goveani (stra)parla di scudetto, più di qualcuno pensa allo sgambetto ai rossoneri, perché essere a soli tre punti dalla vetta che i rossoneri tengono in coabitazione con Samp e Parma fa venire voglia di sognare.
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17a giornata TORO-ROMA 1-1
A Milano non va bene: decide la sfida Raducioiu, che ci segna il terzo gol in quattro stagioni, sfruttando un errata applicazione del fuorigioco da parte della difesa, poi Baresi evita il pareggio con un clamoroso recupero su Aguilera nelle battute finali che gli frutta una sorta di beatificazione in vita. La frenata continua contro la Cremonese di Simoni, discreta bestia nera, complici gli infortuni: Silenzi la sblocca con un magnifico colpo di testa a una ventina di minuti dal termine, poi Tentoni, allo scadere, ci ricaccia la gioia in gola. Se il ritorno di Coppa Italia contro l’Atalanta è pura formalità, contro il Foggia è sconfitta annunciata: già, perché gli zemaniani non avevano ancora vinto allo “Zaccheria” da inizio stagione, più si avvicinava il momento di giocare con noi, più eravamo certi di quando la legge dei grandi numeri si sarebbe risvegliata. Decide un gol di Mandelli in avvio, festeggiamo il Natale da ottavi a tre punti dalla zona Europa. In campo, nonostante l’impegno profuso da Mondonico che, di fatto, è la società in quel momento, si inizia a patire un pochettino quello che succede fuori, come alcune dichiarazioni in sede processuale di Borsano. Il 1994 inizia in casa contro la Roma a terminare l’andata. L’ultima volta che ci eravamo incrociati c’erano stati tre rigori contro, la doppietta di Silenzi, una Coppa Italia alzata sotto un settore ospiti impazzito. Al Toro mancano nove giocatori, col numero sette esordisce in massima serie Marco Sesia, classe 1970, ex Nizza Millefonti, tifoso granata. Disputerà una partita vera, così come i suoi compagni che si dimenticano delle assenze e giocano alla pari coi giallorossi. Anzi, potrebbero sbloccarla nel primo tempo, ma Silenzi, in spaccata su centro di Sesia, e Venturin, su gran palla di Carbone, sprecano due buone opportunità. Nella ripresa Cesari punisce col rigore un contatto Delli Carri-Rizzitelli e Giannini è freddo come in Coppa Italia, spiazzando Galli, poi la Roma potrebbe chiuderla di rimessa con Hassler che serve Rizzitelli sotto porta e il portiere granata che salva disperatamente di piede. Questo Toro incerottato non merita di perdere e allora ci pensa Carbone chiudendo il girone come l’aveva iniziato, con un gran gol. Azione personale, sinistro dal limite, palla che rimbalza davanti a Lorieri e fa esplodere la Maratona sotto cui Benny vola a festeggiare. Il punto in emergenza fa sorridere, anche se le nubi sul futuro restano, dalla parte delle tribune. Il commendator Vittore Beretta, galantuomo, sponsor e gran tifoso, non sa nemmeno con chi dovrà trattare in futuro, ma si dice sicuro che in Piemonte ci sia la persona giusta per darci il futuro che meritiamo. “Bisogna ancora stanarlo”. A distanza di ventisette anni, possiamo dire che si sta nascondendo bene.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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