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Juric toglie subito Sanabria per inserire Zima, poi toccherà a Rodriguez e Vlasic lasciare il posto a Voivoda e Linetty. La partita diventa mistica col Toro sempre più proletario e il Milan che prova a schiacciarlo, ma non sfonda come se ci fosse qualcosa che non lo fa passare nonostante, a differenza dei granata, Pioli stia inserendo tutti i big. L’unica occasione rossonera, poco dopo il cambio Seck-Miranchuk, è una conclusione dal limite di Theo Hernandez deviata in angolo da Milinkovic Savic con una certa tranquillità. Si va ai supplementari. Come se non bastasse ciò che è accaduto negli ultimi minuti dei tempi regolamentari, Ricci ha chiuso coi crampi e Juric deve sostituirlo col giovane Michel Adopo già apprezzato alla prima di campionato a Monza quando fu impegnato come difensore d’emergenza e poi visto solo in qualche altro spezzone, uno dei quali proprio nel successo contro il Milan. Il Toro resiste agli attacchi rossoneri come se fosse trasfigurato e quando può si lancia in contropiede. Le mani nei capelli sono tutte granata quando Seck non si intende con Linetty che avrebbe potuto battere facilmente a rete, poi diventano rossonere quando Savic esce col corpo a chiudere lo specchio della porta a Giroud. Anche il primo tempo supplementare finisce senza reti. Al 111’ altro rintocco del destino: uno stremato Singo lascia il posto a Brian Bayeye proveniente da Catanzaro che sin lì ha disputato soltanto 9’ contro il Palermo, prima gara di Coppa Italia. Gliene basteranno meno per entrare nella storia recente del Toro. Al 114’, infatti, Lukic, che sta giocando una partita di totale onnipotenza calcistica dopo una stagione altalenante e condizionata dall’ammutinamento di inizio stagione che gli fece perdere la fascia di capitano, lancia splendidamente a destra proprio Bayeye che galoppa nella metà campo avversaria quasi deserta. Adopo sta arrivando di gran carriera ed è pronto ad arrivare a centro area sul perfetto centro rasoterra del compagno. Il francese mette il piatto sinistro e la palla entra in rete. Dieci contro undici il Toro è in vantaggio, mentre nasce una nuova hit cantata dalla Maratona itinerante e poi esportata a tutto l’Olimpico Grande Torino sulle note della “I Will follow him” portata al successo dal musical Sister Act (“Bayeye Bayeye Bayeye e segna Adopo”). Ci si abbraccia sugli spalti, ci si abbraccia in casa senza preoccuparsi di soffocare le urla perché anche se è tardi chi se ne frega dei vicini dopo un gol così. Esulta anche Giacomo Ferri su 7 Gold dicendo “Dimmi che è buono”. É buono, Giacomo. Eccome.
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Il Toro centuplica le forze, Savic esce sui palloni alti in maniera quasi intimidatoria come raramente gli abbiamo visto fare, chi è in riserva trova ancora il cuore per fare l’ultima corsa. Si trema su un destro dal limite di Calabria su cui il portiere granata non è troppo sicuro poi il sinistro a giro di Theo Hernandez al 123’ che finisce largo può far cominciare la festa. Toro nei quarti di finale dove se la vedrà contro la Fiorentina e per una notte si può finalmente sognare di andare avanti. Tutti i granata dell’universo, senza distinguo, senza patenti, sono felici. Che bello vedere ragazzi e mister far festa insieme. La magia è bella, ma è effimera e infatti l’incantesimo finisce in fretta. Già la domenica successiva il Toro dilapida un capitale di entusiasmo con una prestazione interna contro lo Spezia ai limiti dell’osceno decisa da un rigore di Nzola. Il quadro è completato nel tardo pomeriggio di Firenze il primo febbraio 2023. Il popolo granata riempie il settore ospiti in un giorno feriale rispondendo presente come spesso accade, anche se la narrazione spesso dice il contrario, mentre la squadra arriva all’appuntamento con la partita più importante degli ultimi decenni in uno stato d’animo strano, con Juric che sembra più preoccupato della cessioni di Lukic, arrivata con tempismo pessimo poco prima della chiusura di un mercato di riparazione che ha comunque portato Ivan Ilic, che per altro. Il Toro disputa un buon primo tempo, una pessima ripresa e per poco non la rimette in piedi a tempo scaduto, ma nulla: l’ultima semifinale di Coppa Italia giocata rimane quella del 1994 contro l’Ancona e compie trent’anni questo’anno come “Superunknown” dei Soundgarden. La coppia d’oro di quella sera di inizio 2023 si separerà presto: Adopo vorrà più spazio e andrà via a parametro zero provocando a caldo reazioni di segno opposto mentre adesso, forse, non lo ricordiamo nemmeno più. Bayeye non è riuscito a collezionare nemmeno 90’ totali in campionato e adesso è in prestito ad Ascoli. Destini che continuano a far pensare a quella serata come a qualcosa di unico mentre noi restiamo qui a pensare a un progetto serio che è più difficile che appaia rispetto a un momento di magia.
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