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Chi era Cesare Nay?

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Nel segno del Toro / Torna l’appuntamento con la rubrica di Stefano Budicin: il protagonista di questa puntata è un granata venuto dopo la tragedia di Superga
Stefano Budicin

Nel Torino del dopo Superga figura un giocatore che non ha mai goduto dei clamori della visibilità. Eppure, durante la sua carriera in qualità di centrocampista granata, tale giocatore si è distinto per essere uno dei più forti nel ruolo che gli competeva. Stiamo parlando di Cesare Nay, che militò nel Toro dal 1949 al 1954.

Nay si fece le ossa nelle giovanili del club piemontese, per poi passare al Carrarese, alla Spezia e al Lucchese e approdare al Torino all'indomani del disastro di Superga. Le sue doti atletiche gli permisero subito di distinguersi rispetto ai compagni e di portare lustro alla posizione che ricopriva. Mi preme citare un passo tratto da "Toro, il mito e i campioni", scritto da Angelo Caroli, per la bellezza che trapela dalla descrizione che si fa del centrocampista:

“ << Il senatore >>, così lo chiamavano quando era a un passo dalla pensione e le tempie si riempivano di capelli bianchi. << Un combattente >>, questa è la definizione attribuita al Cesare Nay calciatore da chi lo ha conosciuto e ne ha apprezzato, anche direttamente, le qualità. Non andiamo distanti dal vero se definiamo << contraddittorio >> il medaglione da lui coniato nel doppio ruolo di atleta e di uomo. In campo indossava la corazza, abbassava la celata, sguainava la spada, non guardava in faccia nessuno e menava fendenti da orbi. Il suo fisico spigoloso e asciutto era una diga, per tutti.

Il suo modo di affrontare gli avversari era duro e implacabile. Eroe innamorato della maglia granata così come della competizione sportiva, lo si ricorda anche per alcune piccole scaramanzie. Ad esempio, se il Toro vinceva una partita, si degnava di indossare lo stesso paio di calzini indossati in quella domenica fino a che la squadra non veniva sconfitta.

Oltre al gioco Nay si dedicava con altrettanta solerzia anche allo studio. Ed è proprio in virtù di questa abnegazione che si rese protagonista di un episodio che vale la pena ricordare. Lo raccontò lui stesso in un'intervista:" Era l'aprile del 1952, dovevamo giocare in casa contro il Palermo. In quei giorni ero alle prese con la preparazione di un ostico esame universitario al quale avevo dedicato molte ore di studio notturno e, come se non bastasse, ero anche diventato papà da poco e i pianti del pargolo non aiutavano di certo il raro riposo che potevo concedermi. La domenica, nel corso della partita, a un tratto un giocatore del Palermo mi spintona e mi manda a terra".

Si capisce facilmente cosa accadde in capo a un paio di minuti: "Avverto come tenera sensazione la cara erba amica del Filadelfia e vengo preso come d'incanto da una dolce, languida sonnolenza, una sensazione meravigliosa. Mi do per svenuto, pur di approfittare dell'occasione per schiacciare un pisolino di qualche breve minuto. Fui però costretto a svegliarmi per le urla dei tifosi che, credendomi davvero privo di sensi, minacciavano l'invasione di campo!"

Pochi anni al Torino marcati da una professionalità e da un amore per la maglia che è sempre più raro trovare al giorno d’oggi. Tutto questo era Cesare Nay.

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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