Potrebbe essere la partita giusta per provare giocatori che hanno avuto meno spazio come Dembelé o Ilic? Anche per vedere se siano in grado di reggere la pressione in queste partite. “Mi fai sempre domande per sapere la formazione (ride, ndr.). Stai parlando di Ilic, giocatore importante, che penso non abbia bisogno di questo. Se dovesse giocare Dembelé potrebbe essere un bel passo d'esperienza, ma lui l’esperienza l’ha già vissuta per esempio con l’errore a Firenze. Il bello di un giovane è fargli vivere gli errori. Non si può essere perfetti, gli errori aiutano i giovani a crescere. Siamo importanti tutti: chi domani andrà in campo, dal 1’ o quando entrerà, dovrà sentirsi importante”.
Prepartita
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Che effetto ti ha fatto vedere l’Inter – con cui hai collaborato – fare due finali in tre anni? “È stato un capolavoro di unità di intenti. È stato portato avanti un percorso in cui sono cresciuti tutti. La Premier sull’appeal economico è superiore, ma abbiamo dimostrato che il nostro campionato è difficile e affascinante. L’Inter ha fatto qualcosa di importante per tutto il nostro movimento calcistico”.
Questo può ispirare il Torino a fare un percorso più ambizioso? “E’ un obiettivo di quanto si inizia il lavoro: portare avanti un processo. Bisogna saper superare gli ostacoli e poi continuare. Tutti gli allenatori e le società hanno una strada e delle idee per mettere tasselli importanti. Si diventa vincenti, non lo si nasce”.
Anche Atalanta, Roma e Fiorentina stanno facendo bene in Europa. Alle volte è un vizio italiano sminuire il nostro campionato? “Una volta un allenatore ha detto che è il campionato dove esistono più allenatori. A volte si tende a guardare di più le cose che non vanno. Se si guardano questi risultati delle italiane si vede che è un campionato difficile, importante e ambito. L’Inter anche con il Barcellona ha fatto due partite capolavoro. Questa è la forza di noi italiani, anche se la Premier ha più introiti dal punto di vista economico”.
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