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E’ per questo che ''il Toro siamo noi'' non è uno slogan, ma una constatazione di fatto. Ritenere invece che essere proprietari della società calcistica Torino FC equivalga a possedere il ''Toro'' nella sua essenza è un errore enorme. Arrivare poi a concepire di essere più grandi del Toro e che il Toro esista solo grazie ad un singolo individuo tracima nell’hybris e non può che avere conseguenze disastrose in termini di nemesis. Il primo scotto da pagare è essere vittima della nebbia che impedisce di percepire il divino. Si rimane laici e aridi di fronte al mistero e se ne perde la magia. Cosi' l'abile Aracne, ottenebrata dall'hybris, si fa maggiore di Atena nell'arte della tessitura, e il talentuoso Marsia si celebra come migliore di Apollo nell'arte della cetra. Entrambi perdono il loro dono e pagano a caro prezzo la loro tracotanza. Il secondo fio che l'hybris comporta non è immediato, ma si estende nel tempo ed inficia le scelte e le mosse di chi pretende di aspirare al sacro. Ulisse oltrepassa le inviolabili colonne sacre ad Ercole e il suo atto di orgoglio inficia l'intero suo cammino, sviandolo costantemente dalla rotta verso Itaca. Cosi' - allontanandosi dalla rotta dei nostri valori, della nostra storia e della nostra leggenda - da anni il Torino FC utilizza metodi e rincorre obiettivi che lo allontanano dalla vera natura del Toro.
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I sostenitori granata vogliono che il Toro sia all'altezza della sua storia. Vogliono anche vittorie e titoli ma per loro il viaggio è altrettanto importante della destinazione, e la rotta deve essere segnata dalla stella polare della leggenda di Superga suffragata degli eroi dell'ultimo scudetto. Vogliono una casa per il loro Museo, vogliono rinverdire i fasti di giovani granata che crescano all'ombra del Fila e della sua leggenda. Poco importa se alla fine la bacheca resta vuota, l'importante è provarci in tutto i modi e fino all'ultima goccia di sudore. I sostenitori del Toro non cercano campioni strapagati e sono tra i pochi a saper vedere la maglia granata anche sopra la pelle di calciatori che hanno più cuore che tecnica. Ci entusiasma un giovane della Primavera che debutta in prima squadra e ci emoziona un allenatore che dice che guidare il Toro gli fa venire la pelle d'oca. Siamo scesi in piazza in 50.000, orgogliosi e festanti, dopo una retrocessione; ci ritroviamo in lacrime ogni anno a migliaia a Superga nel dolore infinito della scomparsa e nella certezza del ritorno. Siamo lenti all'ira, proprio perchè sappiamo come le circonvoluzioni della storia meritino una lunga sospensione del giudizio, ma irremovibili con chi ci considera una merce, considera il ''Toro'' solo un commercio, svilisce la nostra storia e pensa di governare il ''Toro'' e non il Torino.
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Basta uno di questi errori per rompere il patto con i tifosi granata, e la società attuale nel tempo è riuscita a farli tutti, ripetutamente. La vendita di Bellanova è di per se un episodio minore, ma rappresenta esattamente il culmine dell'arida laicità con cui questa società vorrebbe sostituire la passionale dimensione del sacro di cui i tifosi garanta sono custodi. Questa scelta fatta senza necessità, nel modo e nei tempi sbagliati e calpestando parola data e orgoglio dei sostenitori è un ennesimo atto di hybris che si è inserito come un cuneo nella frattura già esistente tra società e tifosi, creando una divisione definitiva e insanabile. Non c'è ritorno da quanto accaduto, perchè le strade del Torino FC (in quanto laica società d'affari devota al commercio e ai bilanci, incapace di ascoltare i bisogni dei sostenitori) e del ''Toro'' (in quanto sacro oggetto della passione dei tifosi) sono ormai inconciliabili e sono destinate ad allontanarsi sempre di più. Continuando su questo percorso, la società è destinata a girare in tondo invano, sviata e persa in errori sempre identici, affondando in un pantano di mediocrità auto-inflitta, lontana da tutto quello che di bello e unico il Toro rappresenta. E forse la nemesi ultima per chi della nostra fede non capirà mai l'essenza è proprio questa: essere proprietario del Torino FC ma non conoscere la magia di dire: ''io sono del Toro''.
Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore. Mi esprimo a titolo esclusivamente personale e totalmente gratuito.
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