Lucio Dalla cantava di sacchi di sabbia messi vicino alla finestra, per ripararsi da un pericolo ancora non chiaro, ma palpabile nell'aria. Mi sento di dare lo stesso consiglio ai fratelli di tifo, in questi giorni in cui si avvertono tante crepe sotterranee, anche se in apparenza siamo nel sonnacchioso periodo di metà vacanze. Il primo forte stridore è l'addio dell'unico fuoriclasse cuore Toro e vero granata che sia passato dal Filadelfia negli ultimi trent'anni. In altre società un giocatore del genere sarebbe stato messo sotto una campana di vetro e utilizzato come catalizzatore per rafforzare il legame con i vecchi tifosi ed attirare i giovani.
granata dall'europa
Sacchi di sabbia
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La società attuale ha invece visto Buongiorno solo e sempre come una golosa plusvalenza, al punto da rischiare la frittata di una cessione affrettata e a metà del valore all'Atalanta. Nessuno in società sembra capire davvero i motivi che hanno portato Alessandro a rifiutare la Dea e dire un sonoro e doveroso no alla Juve. Laddove i tifosi vedono un simbolo di attaccamento alla maglia, ai valori, allo storia e alla tradizione, la società vede solo il simbolo dell'euro, ed è questo il lato veramente triste della partenza dell'ultimo baluardo granata. L'altra sottile crepa che si insinua tra le speranze dei tifosi è lo scontato andamento del (non) mercato granata. La squadra, svuotata da partenze che ne minano le fondamenta, va in ritiro senza il minimo rinforzo e senza una vera strategia, se non quella solita di aspettare i saldi per giocatori di seconda fascia. Nel frattempo si continua a spacciare Milinkovic-Savic, Sanabria, Pellegri, Vojvoda, Linetty e compagnia per giocatori a cui affidare le rinnovate ambizioni del Toro (e sarebbe bello sapere quali esse davvero siano).
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A far scricchiolare il pavimento sotto i piedi dei sostenitori è anche il dubbio (ogni giorno più concreto) che i soldi in arrivo per Buongiorno e (speriamo davvero) per Ilic possano essere reinvestiti in fretta e bene per fare una squadra dalle ambizioni europee. Come gli ultimi venti anni insegnano, senza un vero sistema di scouting e senza professionisti capaci di andare a pescare veri talenti da trasformare in affari (Pongracic, chi era costui?) ci si può solo arrabattare tra mediocri pedatori e giovani promesse non mantenute, di cui il Toro ha fatto una splendida e costosissima collezione. Ad aggiungere sale sulle ferite c'è la constatazione che il Toro, ormai fuori dai radar europei, è una destinazione di ripiego e non certo una squadra capace di attrarre giocatori in rampa di lancio. Altro segnale pericoloso è il tentativo di normalizzazione della contestazione dilagante, che appare e scompare a seconda di quale fonte d'informazione si legga.
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I tifosi al Fila hanno fatto capire senza ombra di dubbio il loro malcontento e la loro rabbia. Ignorarli, ignorare le loro proteste o, peggio, eliminarle con un patetico photoshop giornalistico è l'errore più grave che si possa fare. Le loro istanze sono giustificate e le loro critiche fondate. L'unica via è quella di un dialogo costruttivo e speriamo che il nuovo allenatore possa fare da tramite. Vanoli sembra infatti in questo momento l'unica nota positiva ed ha fatto i passi giusti e doverosi andando a Superga e aprendo il Fila. Il consiglio è ora di contattare Pupi e andare con lui a Grugliasco, per una visita guidata che varrebbe più di quanto può immaginare. Vedremo se continuerà sulla buona strada anche reclamando rinforzi di qualità per ricambiare lo slancio dei tifosi che, nonostante tutto, hanno fatto segnare una quota record di abbonamenti. Nell'attesa, meglio preparare i sacchi di sabbia.
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