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Le operazioni di mercato del Toro: tre riflessioni su Simone Zaza

Roberto Bianco

Nuovo arrivo / Simone Zaza torna a Torino, sponda granata, con un passato ingombrante, un presente ben delineato e un futuro che può regalare grandi soddisfazioni.

Simone Zaza da Policoro riempe gli occhi con le sue giocate e i suoi gol già ai tempi dell'Ascoli, tra i cadetti. All'epoca la sua cresta punk ben impressiona anche in Serie A, tra le fila dei neroverdi del Sassuolo, con a fianco un altro grande talento del calcio nostrano, Domenico Berardi. Poi il passaggio alla Juventus, nel 2015, unica stagione a strisce bianconere. Il 16 dicembre, in Coppa Italia, incontra il Toro. Sono botte da orbi con Glik e Moretti, tackle in scivolata a tutto campo, in pressing su Ichazo e in recupero su Belotti. L'attaccante provoca chiunque incontri sulla sua strada, compresi i tifosi granata. E segna, due reti, una più bella dell'altra. La partita porta la sua firma. Chiaro che uno così è meglio averlo in squadra che doverci giocare contro.

L'anno dopo, Euro 2016, il suo flop dal dischetto contro la Germania fa il giro del mondo. Palla fuori, rincorsa ridicola. Su Youtube impazza la parodia. Ferito nell'orgoglio, esce di scena. In prestito prima al West Ham, senza fortuna, a seguire al Valencia. Torna il guerriero di sempre, la squadra spagnola lo riscatta. Quel penalty fallito in azzurro resta lì, sulla coscienza. Ma come canta De Gregori, non è mica da un calcio di rigore che si giudica un giocatore. Serve coraggio, altruismo e fantasia.