columnist

Europa, crocevia delle vicende granata

Alessandro Costantino

Il Granata Della Porta Accanto/ Preparazione, mercato, prestigio societario ed entusiasmo dei tifosi influenzati dal preliminare di Europa League: un bene o un male?

Giriamola come vogliamo, raccontiamoci ciò che desideriamo sentirci dire, ma tanto alla fine la parolina magica, quella attorno alla quale ruota gran parte delle vicende granata degli ultimi tempi è sempre quella: Europa. L'abbiamo bramata per tutta la scorsa stagione, siamo arrivati a poterla immaginare nella sua forma più alta (la Champions), abbiamo temuto di averla mancata un'altra volta per poi ritornare a sperare di poterci entrare fuori tempo massimo ed ora che ci siamo, inevitabilmente, ne siamo enormemente condizionati nel bene e nel male. Nel bene perché l'aria è elettrica, noi tifosi, e credo anche la maggior parte dei giocatori, siamo in fremente attesa di quest'esordio europeo che prefiguriamo come il prologo di una cavalcata esaltante e il più lunga possibile. Nel bene poi perché il Toro in Europa è un affare per tutti: per il prestigio della società, per le ulteriori entrate economiche, per la visibilità dei giocatori il cui valore può potenzialmente crescere e per l'appeal che emaniamo verso i calciatori che Bava mette nel mirino. Certo dall'altro lato come tutte le medaglie anche questa dell'Europa ha il suo rovescio. E allora, magari non è proprio un male, ma la preparazione "affrettata" che si è fatta a Bormio per arrivare in uno stato di forma accettabile alla partita col Debrecen non è il massimo se si pensa che la stagione finirà il prossimo maggio…

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La forza del Toro di quest'anno è stata la grande solidità fisica unita ad una brillantezza atletica palesata soprattutto nel girone di ritorno: con una preparazione giocoforza diversa ci sono speranze che possa accadere lo stesso anche nel prossimo campionato? Anche il mercato risente chiaramente dell'Europa: dovendo affrontare i preliminari la società sta temporeggiando prima di affondare il colpo sugli obiettivi in entrata ed altrettanto fa con le potenziali uscite. E se su questo punto un Toro ai gironi di Europa League giustificherebbe l'attesa nel cedere alcuni calciatori perché ci sarebbero necessità diverse in termini di "volume" della rosa, francamente non capisco perché invece non immettere comunque qualità in più a prescindere dal giocare o meno la competizione europea. Un Verdi o, secondo me meglio ancora, un De Paul garantirebbero un incremento della pericolosità offensiva e permetterebbero di alzare davvero l'asticella in campionato a prescindere, ripeto, dalla augurabilissima qualificazione ai gironi di Europa League. Considerazioni queste che lasciano comunque il tempo che trovano visto che les jeux sont faites e il doppio confronto col Debrecen rinvierà molti temi di mercato a dopo il ritorno dall'Ungheria. L'ottimismo non manca, l'euforia è palpabile, ma un mister navigato come Mazzarri sa che un preliminare a fine luglio è un'arma a doppio taglio per le insidie che nasconde sebbene sulla carta non ci siano dubbi su chi passerà il turno. Non per niente se la giocherà coi migliori (o almeno con quelli dei migliori che ha a disposizione tra reduci da impegni di giugno con le nazionali e infortuni vari) nella speranza che l'Europa si trasformi in un volano positivo per la stagione che va a cominciare e non in una zavorra psicologica e fisica.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.