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Il Granata Della Porta Accanto

La lezione che ci poteva dare il “caso Palladino”

Alessandro Costantino

Torna Il Granata della Porta Accanto, la rubrica di Alessandro Costantino: "Amerei un Toro profondamente granata in tutti i suoi aspetti, ma certi step vanno accettati e sostenuti"

Chi ha letto ciò che scrivo sul Toro sa che il mio ideale di gestione della società granata si avvicina molto a ciò che avviene all'Athletic Bilbao: da loro è l'identità "nazionale" basca a fare da discriminante fra chi può indossare la maglia dell'Athletic e chi no, da noi mi basterebbe che si sviluppasse un senso di appartenenza ai limiti del fanatismo e che si mettessero dei paletti a giocatori e tecnici che debbano essere tesserati (ad esempio che venga vietato a chi ha vestito la maglia della Juve di giocare nel Toro). L'identità e il senso di appartenenza sono secondo me le uniche chiavi per non farsi schiacciare dal calcio business di oggi, oltre ad essere una via intelligente per ridare un senso al tifare Toro: siamo sempre stati "diversi" e "speciali" se perdiamo questa diversità affonderemo nell'anonimato e nell'oblio in un'emorragia senza fine di tifosi e di entusiasmo. Il motto del Barcellona, "mes que un club" (più che una società) è come se fosse stato mutuato dal Torino che da sempre è stato molto più che una semplice società calcistica. Sì esalta la cantera blaugrana perché negli ultimi 20 anni ha tirato fuori campioni incredibili sfoggiando un modello organizzativo eccellente, ma anche lì il Toro, dagli anni Sessanta ai Novanta, poteva dar lezione a chiunque…

Proprio dalle giovanili granata, che è scontato dirlo dovrebbero essere il fiore all'occhiello di questa società, ho tratto una "lezione" personale in questi giorni che vorrei condividere con voi. Salutato Coppitelli, non senza qualche rimpianto visto che è stato dopo Ussello e Vatta il mister più longevo della Primavera, Ludergnani sta cercando un nuovo allenatore. Tra i vari nomi, tra cui quello di Asta e Scurto che sembra il papabile, ad un certo punto era spuntato fuori quello di Raffaele Palladino. Ora, chi se lo ricorda da giocatore avrà stampato in mente due cose di lui: la sfortunata carriera costellata da gravi infortuni che gli hanno impedito di avere le soddisfazioni che il suo talento faceva presagire e il suo fastidioso (per noi granata) passato bianconero. Secondo il mio ragionamento iniziale, un ex juventino come Palladino proprio non dovrebbe essere nemmeno preso in considerazione dal Torino: quella regola però non c'è e non ci sarà mai per mille motivi sebbene io continui a pensare che se ci fosse ci farebbe, sì, perdere delle grandi occasioni, è vero, (Gabetto, Pasquale Bruno, Emiliano Moretti), ma ci darebbe un "senso", un concetto fortissimo di identità che sarebbe molto più profondo ed importante dell'apporto di qualche calciatore con un passato juventino. Tornando a Palladino e alla realtà di oggi, l'arrivo del mister della Primavera del Monza non sarebbe stata una cattiva scelta nell'ottica di armonizzare la gestione della Primavera a quella della Prima squadra: se la Under 19 dev'essere il naturale serbatoio da cui attingere per compensare ed integrare la rosa del Torino "dei grandi" allora perché non prendere un mister legato a Ivan Juric da un passato comune al Genoa e al Crotone e con lo stesso credo tattico del mister croato? Se Palladino avesse rappresentsto un'opportunità di rendere la Primavera granata simile nel concetto a quelle di Ajax e Barcellona dove le giovanili e la prima squadra giocano tutte in maniera similare, allora avremmo dovuto accettare Palladino a prescindere dal suo passato! Tutto ciò che può far crescere il club e le giovanili infatti va accettato di buon grado e non osteggiato. Resto coerente però con ciò che penso aggiungendo che se la società fosse strutturata in un certo modo, con linee guida ben precise nei valori e negli obiettivi, probabilmente si troverebbero professionisti adatti alle esigenze di questi valori ed obiettivi senza che necessariamente debbano avere un curriculum bianconero…

Antonino Asta è l'esempio di un professionista serio e preparato che ha in più anche il pedigree granata: ha fatto bene da allenatore della Primavera ed ora sta facendo bene all'Under 18. Inoltre sta portando avanti il ruolo di coordinatore dei mister delle varie Under granata, un progetto, questo, davvero importante per omogeneizzare tecniche di allenamento e modi di gestire i ragazzi lungo il difficile ed impegnativo percorso nel settore giovanile. Bravo quindi Ludergnani a dare carta bianca ad Asta e bravo anche a provare a prendere Palladino, un uomo che avrebbe potuto far fare "l'ultimo miglio" del settore giovanile, guidandoli in quello step che avvicina i ragazzi ormai "arrivati" verso la prima squadra ed il professionismo in generale. Ci penserà Scurto. E vedremo se a fronte di un progetto più organico e completo la proprietà stanzierà budget più corposi, anche perché l'onta della ricerca dei campi per le giovanili, che a tutt'oggi non è per nulla completata, è il classico elefante nella stanza del quale non si può fare finta di nulla…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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