Foudre
Termine francese che significa "fulmine". Ed è stato dedicato all'attaccante franco-argentino Nestor Combin. Il suo arrivo a Torino nel 1966 segnerà marcatamente il destino della squadra granata. Combin corre, scarta, tira e segna con la celerità paurosa di una scarica elettrica. Memorabile il derby del 1967, quando il "fulmine" segna tre gol senza battere ciglio né permettere ai tifosi dell'altra squadra di capacitarsene. Una furia che non è possibile arginare o controllare in alcun modo, la sua. Si può solo mettersi da parte e ammirarlo come è d'uso con i lampi.
Franco Tiratore
Non è nient'altri che Franco Ossola. Il celebre attaccante del Grande Torino, guadagnò tale soprannome quando ancora era a Varese a giocare. Negli anni otterrà altri epiteti, tra cui merita menzione il titolo di "baronetto" non appena entra nella squadra degli Invincibili. Frutto dell'eleganza del suo stile inimitabile, certo, ma anche dell'amicizia con il compagno Guglielmo Gabetto, più anziano di qualche anno rispetto a lui e pertanto soprannominato "barone".
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Gambe d'asparago
Sono parole nate da Vittorio Pozzo e dedicate ad Antonio Janni, dopo averlo visto giocare in un praticello alle periferie del capoluogo piemontese. Per quale motivo? Perché all'epoca Antonio, fisico gracile e quasi "di vetro", era appena diciassettenne. E soprattutto proveniva da un paese, Santena, di cui non si finisce mai di lodare la produzione di asparagi, vanto della cittadina. Il talento di Gambe d'Asparago si fa presto notare e il ragazzo diventa uno dei punti di forza della squadra granata. Fedelissimo al Toro, Janni vi rimarrà per il resto della sua carriera.
Giaguaro
I felini hanno da sempre un sesto senso per il pericolo e sanno come fronteggiarlo senza mai scomporsi. Sono forti e aggraziati, meditano e stanno zitti in attesa del momento migliore per colpire. E quando lo fanno sono chirurgici come cecchini. Nel cuore granata chi si è meritato il soprannome di giaguaro è il portiere Luciano Castellini. Arriva a Torino nel 1970 e sin dalla prima partita emerge per le sue doti calcistiche. Tant'è che nell'annata 1975-76 conquisterà lo scudetto.
Poeta
Claudio Sala, così era chiamato dai tifosi il capitano. Perché quando giocava era come una poesia in movimento, che Sala si impegnava a reinventare di volta in volta; ora ne mutava il metro, ora cambiava la rima, ora spostava l’accento, tonico o sillabico a seconda dell’ispirazione. Testa bassa e corpo chino, quasi seduto, tanto il baricentro levitava a pochi centimetri dal suolo. E quando correva, era un susseguirsi di figure retoriche sempre sorprendenti.
Fermiamoci qui perché è facile farsi prendere dal desiderio di inserirne almeno cento. Ma il gioco è bello se viene condiviso con un pubblico di appassionati. Perciò ditemi pure la vostra, cari lettori. Quali sono i soprannomi granata che vi piacciono di più? A quali di essi siete più legati?
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
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