LA STORIA

Di padre in figlio: tre generazioni curano la lapide del Grande Torino a Mesola

Roberto Ugliono

Da nonno Mario ai suoi nipoti, una famiglia nel ferrarese da 70 anni commemora il Grande Torino prendendosi cura della lapide per Mazzola e compagni

Tre generazioni, tutte geneticamente granata e tutte da sempre impegnate per onorare il Grande Torino. Per conoscere la storia della famiglia Caraccio serve andare in Emilia, in un borgo medievale a due passi da Ferrara di nome Mesola. Qui dal 4 maggio 1949 nel castello estense della cittadina sorge una lapide per commemorare il Grande Torino. Già, perché all'epoca tutti amavano la squadra di capitan Mazzola e compagni, non c'era angolo d'Italia non disposta ad onorare una squadra che aveva ridato gloria e sorrisi a un paese ancora distrutto dalle sofferenze della Seconda Guerra Mondiale.

LA LAPIDE - La storia della lapide di Mesola nasce proprio il giorno della tragedia, quando tutti i cittadini del comune ferrarese decisero di rendere omaggio al Grande Torino ponendo una lapide sul colonnato del castello estense e dentro di essa raccogliere una serie di pergamene con le firme di tutte le persone che avevano voluto realizzare la lapide in onore di Mazzola e compagni. Da allora, ogni 4 maggio la famiglia Caraccio si occupa di portare i fiori qualche giorno prima, così che il giorno della commemorazione la lapide sia nelle condizioni migliori. Nel tempo, però, non sono cambiati solamente i fiori portati annualmente. Nel 1977 cambiò anche la bandiera posta sopra la lapide ed è una bandiera che tutt'ora rimane molto speciale. Mario Caraccio lasciò Mesola per andare a Torino il 16 maggio 1976, la data forse non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Torino-Cesena, l'ultimo scudetto granata. Fuori dal Comunale il signor Mario comprò una bandiera che tutt'ora si ritrova davanti alla lapide del Grande Torino di Mesola. Un po' logora, certo, ma con un significato decisamente importante.

GENERAZIONI GRANATA - Mario però non è da solo. Ogni anno con lui a Mesola vanno i figli Sandro e Sebastiano con le rispettive famiglie. Generazioni granata, innamorate del Torino. Sandro e la moglie Giovanna hanno cresciuto i figli Lara e Mario con l'amore per il Torino. Chissà, un giorno magari toccherà a loro andare qualche giorno prima del 4 maggio andare alla lapide e posare un mazzo di fiori, raccontando ai loro figli quanto nonno Mario ha tramandato. Loro intanto i ricordi se li stanno costruendo. Quando possono seguono sempre il Toro, non importa la distanza. Dal ritiro di Santa Cristina dell'estate 2021 allo stadio Olimpico "Grande Torino", lì dove nel maggio del '76 nonno Mario comprò quella bandiera che rimane a guardia di una lapide e fin qui non è mai cambiata. Chissà che un giorno davanti alla lapide non ci sia un bandiera nuova, di un nuovo scudetto. La certezza è che a Mesola o comunque nel ferrarese ci sarà sempre una famiglia di tifosi del Toro che renderanno onore al Grande Torino, ogni anno.