Dall’altro lato il coinvolgimento con i tifosi è positivo per chi gioca. Ti fanno sentire apprezzato, amato, a tuo agio e ti mettono nelle condizioni di rendere al meglio. Tutto questo, però, nel rispetto dei differenti ruoli, perché poi quando le cose vanno male non è che ti guardano in faccia e dicono “tu sei venuto a cena con noi, ci hai fatto l’autografo, allora non ti tocchiamo”. È giusto che non ci siano poi figli e figliastri.
Negli ultimi anni il tifo, come il calcio in generale, è cambiato molto. Vedo tanti eccessi, molti che vanno allo stadio solo per sfogarsi. La vita è non è semplice per nessuno, ma questo non ti autorizza a sputare la rabbia accumulata in settimana prendendo di mira per 90 minuti dei giocatori della tua squadra. Mi sembra che oggigiorno il tifoso sia più “costruito”. Passa il tempo ad ascoltare opinioni e discussioni calcistiche in tv e si fa delle idee distorte. Non sente più il tifo genuino che viene da dentro. Non tutti fortunatamente, ma ho l’impressione che in parecchi che si professano sfegatati, in realtà non siano così legati alla propria squadra. È un peccato, perché uno dovrebbe amare la squadra del cuore a prescindere, che vada bene o vada male.
Il rapporto coi tifosi che ho avuto sia a Torino che a Verona è stato positivo, sono due piazze che vogliono risultati e ho avuto la fortuna di essere promosso in A con entrambe, ma una cosa che le unisce l’ho capita subito: si tifa per la maglia, per i colori, i giocatori sono secondari. Poi certo, qualcuno rimane più nel cuore di altri, ma conta innanzitutto il senso di appartenenza e questa è una cosa che percepisci appena arrivi, a pelle.
Quella dell’Hellas è una tifoseria conosciuta nel bene e nel male. Sono caldi, appassionati, poi certe volte eccedono con episodi che c’entrano poco con il calcio. Ebbi anche con loro un momento di tensione, in un periodo in cui la squadra non riusciva più a vincere, ma capirono la situazione e si strinsero intorno a noi, venendo in massa anche agli allenamenti per spingerci alla promozione.
Torino l’ho vissuta di più, sia come città, davvero bellissima, che come ambiente. Sono stati due anni e mezzo fantastici e sono grato di essere stato parte della sponda granata: si respira la storia, alzi gli occhi, vedi Superga e ti vengono i brividi. Il Toro mi è rimasto dentro, impossibile dimenticare quelle emozioni.
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