00:54 min
IL TEMA

Aggressione meno alta e spazio alla tecnica: così Juric sta ridisegnando il Toro

Alberto Giulini

Manca fisicità in mezzo al campo, i granata devono cambiare pelle: a Udine i primi segnali di cambiamento

Cambiano gli interpreti ed anche il Toro inizia ad adattarsi, cambiano pelle rispetto ad una stagione fa. Quella vista in campo a Udine è una squadra che ha interpretato la partita in un modo diverso rispetto alla passata stagione, rinunciando alla pressione altissima che era stato uno dei principali marchi di fabbrica del primo Toro di Juric. A distanza di un anno le cose stanno cambiando: la squadra è stata rinnovata in tutti i reparti e con l'arrivo di nuovi interpreti sono cambiate e non di poco anche le caratteristiche dei giocatori.

Meno fisico, più tecnica: da Pobega a Ricci

—  

Emblematico l'esempio del centrocampo, dove in estate hanno salutato Mandragora e Pobega e non sono stati prelevati giocatori con le stesse caratteristiche. Juric ha quindi rinunciato a due giocatori - peraltro entrambi mancini - che garantivano fisicità in mezzo al campo e permettevano di cercare una riconquista del pallone sempre molto alta. La coppia oggi titolare è quella composta da Lukic e Ricci, due giocatori caratterizzati da un tasso tecnico superiore a Mandragora e Pobega ma dall'impatto fisico meno importante. E così il Toro sta cambiando pelle in mezzo al campo: i granata cercano il palleggio con più insistenza, grazie alla presenza di un regista che sta diventando sempre più il cervello della squadra, limitando il pressing alto. Questo non significa che Juric abbia rinunciato totalmente all'immediata riconquista del possesso, anzi, ma oggi la sua squadra in determinate situazioni - come si è visto ad esempio ad Udine - aspetta più bassa per far fronte ad una minor fisicità rispetto al passato.

La tecnica per transizioni veloci

—  

Quello del 2022/2023 è dunque un Torino più tecnico che fisico, come del resto ha evidenziato in diverse occasioni il tecnico stesso. E proprio Juric, nelle scorse settimane, aveva sottolineato la necessità di adattarsi alle diverse caratteristiche della rosa a disposizione per questa stagione. "La squadra è diverse rispetto all'anno scorso, spetta a me trovare il miglior modo per esaltare il gruppo" aveva detto alla vigilia della gara contro l'Empoli, dicendosi al tempo stesso affascinato dal lavoro da compiere con la squadra: "Ci sono le potenzialità, questo è il più bel momento per me perché sono curioso di vedere dove possiamo arrivare". Ad Udine si è avuta una prima dimostrazione del Toro 2.0, più basso nell'aspettare l'avversario ma pronto a colpire con ripartenze e transizioni veloci. La minor fisicità è compensata da un tasso tecnico che garantisce un giro palla più veloce. E così giocate come quelle di Vlasic e Miranchuk in occasione del gol di Aina o il tocco di prima di Radonjic per Pellegri diventano le chiavi per trovare il gol. Ora la parola d'ordine sarà continuità e ulteriore crescita, ma l'esame Udinese è stato superato con buonissimi voti.