Il gol in Italia torna contro il Parma, nel posticipo della ventottesima giornata. Quagliarella lancia Maxi in profondità e il Galina salta la scivolata di Lucarelli, entra in area da sinistra e col destro, da posizione defilata, sblocca il risultato. Due turni dopo tocca anche alla Roma subire il graffio dell’ex River. E’ una partita nervosissima, quella, per capirci, dove Florenzi, a fine gara, abbandona un intervista in cui mettevano in dubbio il rigore che aveva portato in vantaggio i giallorossi. Al 64’ Bruno Peres tiene in campo una palla impossibile, Vives la controlla con grande intelligenza e la serve a Maxi Lopez che la scaraventa in rete.
A Palermo il Toro arriva fresco vincitore del derby, ma i rosanero stanno vincendo 2-1. Al 59’ Maxi Lopez subentra a Martinez: il primo pallone che tocca su cross di El Kaddouri, dopo un minuto, lo mette dentro. Ce ne sarebbe un secondo, a 5’ dalla fine, con uno splendido stacco su cross di El Kaddouri, ma l’urlo rimane in gola. Sorrentino si sbraccia, l’addizionale Ghersini richiama Gervasoni e la rete che sarebbe valsa, probabilmente, un’altra Europa, sfuma.
Contro il Chievo, a due turni dalla fine, proviamo a crederci ancora. Maxi Lopez la sblocca di testa sugli sviluppi di un angolo e non esulta molto, è un ex, ci sta. Al 69’, però, su un pallone calciato in avanti, Maxi addomestica la sfera e va via di forza a Cesar, che prova in ogni modo, lecito o meno, di impedirne la partenza, ma può solo inseguire. L’ex River la porta avanti con la testa, avanza verso Bardi e lo supera con un rasoterra precisissimo ed esulta, esulta eccome. Un altra doppietta, di rapina al Cesena, chiude l’annata.
La stagione successiva non è così bella, sia per il Toro, che parte con grandi aspettative, ma sarà inghiottito dalle paludi di metà classifica, sia per Maxi che pur essendo prezioso (lanciategli una lavatrice, lui sarà in grado di stoppare anche quella) non segnerà come l’anno prima. La sua rete più bella è in casa contro l’Atalanta, dopo un’altra grande prova nella San Siro interista con tanto di assist a Molinaro, quando, su lancio di Bruno Peres, punisce l’incertezza di Stendardo e supera Sportiello in uscita con un morbido tocco d’esterno destro. Poi altra corsa sotto la Maratona con tanto di testa platinata. Sarebbe stato memorabile il gol del 2-2 alla Juventus, nel famoso derby del testa contro testa di Bonucci con Rizzoli, ma viene annullato per fuorigioco inesistente.
La cosa più bella, però, non è un gol, ma un fallo. Succede alla seconda giornata, quando eravamo ancora pieni di sogno. Ospitiamo la Fiorentina che passa in vantaggio con gol di Alonso che viene a festeggiare sotto la Maratona, all’altezza della testa del Toro, mimando il gesto del matador. Dopo qualche istante di incredulità (ma qualcuno gli avrà spiegato che siamo gemellati?), la Maratona inizia a ringhiare e a dire di tutto allo spagnolo. Maxi è in panchina. Quando entra, al 61’, sa cosa fare. Va da Alonso, lo ranza, si becca la giusta ammonizione. Guarda l’avversario come per dirgli “dovevo farlo”. L’avversario lo guarda come per dire che ha capito. El Galina ha semplicemente spiegato che col Toro non si cazzeggia.
Nel 2016/2017 arriva Mihajlovic, che lo ebbe a Catania quando Maxi, giunto a gennaio alle pendici dell’Etna, fece undici gol in diciassette partite. In molti sognano un bis, ma non va così. Sinisa ne critica la forma fisica, quella lavatrice che prima avrebbe stoppato se solo glielo’avessero lanciata, stavolta, parole testuali del tecnico, ce l’ha sulle spalle. Il crepuscolo è malinconico con due gol inutili in casa di Roma e Lazio. L’addio inevitabile. Purtroppo i finali, nella realtà, vengono scritti quasi sempre male. I capitoli precedenti, però, sono stati belli. Ci ha voluto bene, gliene abbiamo voluto, ce ne vogliamo ancora. Coccodè.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentinie…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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