La leggenda e i campioni

Mastro Rebuffo: il novese che allenò Valentino Mazzola

Gianni Ponta

Giobatta Rebuffo. Uomo di calcio. Un grande novese dietro le quinte: ecco il tema natalizio della rubrica di Gianni Ponta

Guerinissimo Sportivo_Almanacco degli Assi

1943-XXI Lire 10.

All'interno, un lungo articolo dedicato al Venezia, firmato Il Gondoliere:

"Restauri al Leone di S. Marco. Mastro Rebuffo ha il suo da fare ad appiccicare le nuove mezz'ali al Venezia.

Tifosi, tifosi, tifosi. Bisognerebbe dire di tutti e di ognuno di quei seimila assidui dello stadio veneziano i quali non hanno quest'anno lo stesso sorriso che avevano sulle labbra all'inizio dello scorso campionato quando il Venezia era in piena corsa per quella entusiasmante serie di 21 partite consecutive utili. Ma è il broncio degli innamorati. Il Venezia avendo perduto due mezze ali che marcavano le mezze ali opposte...".

Il Venezia ha appena venduto al Torino i cartellini di Ezio Loik e di Valentino Mazzola.

Torniamo ai nostri giorni. Il 2 dicembre 2022 ai "Campionissimi" di Novi Ligure (AL) si è tenuta, organizzata dalla locale Società Storica, la celebrazione dello Scudetto della Novese nel campionato FGCI 1921-22, conquistato sulla Ginnastica Sampierdarenese con la vittoria sul campo neutro di Cremona.

Tra i giocatori protagonisti di quegli anni d'oro del calcio a Novi Ligure, è stato ricordato Giovanni Battista Rebuffo, che indossò a più riprese la maglia bianco-celeste. Nel 1921-22 giocava però nel Genoa, battuto nella finale Nord dalla Pro Vercelli nell'"altro" campionato CCI, quello dei "ricchi" (il Torino fu sesto, schierando Baroli, Morando II, Martin II; Martin I, Bachmann I, Aliberti; Mosso IV, Martin III, Berardo, Janni, Falchi).

In quella serata di festa e di ricordi, era presente il nipote, Paolo Rebuffo, che ha ricordato con commozione ed ironia lo zio, calciatore talentuoso, veloce, un numero 7 un po' discontinuo.

Nato l'8 novembre 1899, cresciuto in Argentina (la famiglia italiana originaria della frazione Avi di Roccaforte) a Rosario, la città del futbol e di Leo Messi, del Central e del Newell's Old Boys, dove anche il grande Adolfo Baloncieri si era formato, tornato a Novi cresce nella Libertas Foot-Ball Club. Dopo un anno alla Triestina, fa ritorno nella città natale e prende parte con la Novese al campionato di Promozione 1920-21 (secondo livello); contribuisce con 37 reti al buon torneo disputato dalla formazione biancoceleste, promossa in Serie A.

Alterna campionati con la Novese a importanti esperienze con Genoa, Torino (un Torneo di Pentecoste) anche se non viene mai tesserato ufficialmente per la squadra granata. Emigra in Argentina per indossare la maglia dell'Estudiantes e nell'Aurora Pro Patria di Busto Arsizio nel 1928-29 ottiene l'ammissione alla Serie A.

Diplomato in Educazione Fisica alla "Farnesina" a Roma.

Carriera da Allenatore

A Venezia. Qui viene il bello per noi granata.

Il novese Giovanni Rebuffo nel 1940 allena i giovani. In prima squadra, gioca un vigoroso promettente ventunenne lombardo di Cassano d'Adda. Al provino, al quale si era presentato e aveva giocato a piedi nudi, avendo lasciato intenzionalmente gli scarpini personali a casa per non rovinarli, convinse tutti, in particolare l'allenatore Bepi Girani che ne caldeggiò immediatamente l'acquisto. Dopo alcuni mesi nella squadra riserve, con cui partecipò al relativo campionato, Valentino Mazzola venne ingaggiato nel gennaio 1940 per cinquantamila lire. In quella stagione, non ancora titolare, all'inizio Valentino venne schierato, a seconda delle necessità, in ruoli diversi: da ala destra il suo contributo fu deludente, ma quando fu chiamato a operare da centravanti, come sostituto di Pernigo, le sue prestazioni migliorarono e riuscì a segnare con regolarità. Contro la Juventus, il 29 dicembre, realizzò un gol di rara bellezza. Scartò nientemeno che Nini Varglien a centrocampo, saltò i due terzini bianconeri (schierati come doppio "libero" a spazzare l'area secondo il "metodo") per poi battere con un tiro secco il forte portiere Bodoira. Mazzola era comunque distante dalla maturazione: nelle sue apparizioni evidenziava il difetto di andare al tiro troppo spesso, da tutte le posizioni, un torello insomma, un po' come farà il primo Paolino Pulici trent'anni più tardi.

Colpo di scena, anche in quei tempi meno frenetici sul piano mediatico e sportivo. Il 14 novembre il Venezia decide di sollevare Girani dall'incarico di allenatore, per assegnargli il ruolo di DS. Viene promosso ad allenare la prima squadra il novese Giovanni Battista Rebuffo. Fu proprio Rebuffo — al quale va riconosciuto il merito di aver lanciato e cresciuto Mazzola nel grande calcio — che ebbe l'idea di trasformarlo da attaccante a interno sinistro, posizione che occupò nel girone di ritorno e che gli consentì di essere tra i migliori del torneo, secondo la stampa sportiva dell'epoca addirittura l'unica rivelazione del campionato. La squadra si classificò al 12º posto. Terminato il campionato, il Venezia partecipò alla Coppa Italia disputata nei mesi di maggio e giugno 1941, vincendo la competizione. Finale con la Roma con andata e ritorno.

L'andata si giocò l'8 giugno a Roma. Dopo meno di venti minuti giallorossi in vantaggio per 3-0. È finita? Al 37' Mazzola segna un golasso con un'azione personale: supera un primo avversario in velocità, poi Brunella con un colpo di tacco, e vanifica la successiva uscita del fortissimo Masetti (terzo portiere ai Mondiali '34 e '38) con un gran tocco di esterno destro. È il punto della riscossa: finirà 3-3. Dopo sette giorni, a Venezia, la gara di ritorno termina con il punteggio di 1-0, sufficiente per la conquista del trofeo. L'unico nella Storia della Società lagunare.

Nella sua terza e ultima stagione al Venezia (1941-1942), Mazzola ha già trovato la sua spalla ideale, il fiumano, già del Milan, Ezio Loik.

21 partite utili consecutive! Dall' archivio RCS una foto stupenda, di un giovane Valentino in anticipo volante su un avversario del Milan. Campo innevato. Gian Paolo Ormezzano ha scritto che per un'istantanea così, che rende vive energia abilità tecnica di Valentino Mazzola, nonostante la propria scorza professionale ispessita, prova come un "friccicore" al cuore.

E quando, subito dopo la fine dell'incontro che ha decretato la vittoria senza discussioni del Venezia sul Torino - presente sugli spalti a visionarli Viri Rosetta per la Juventus - il Presidente Novo scende negli spogliatoi per acquisire il cartellino di entrambe le mezz'ali, è fatta. D'ora (e per sempre), si parlerà di Grande Torino.

Rebuffo nel "lavorare" su Mazzola ci ha messo molto del suo. Come uno scultore che ricava un capolavoro dal miglior marmo di Carrara.

E probabilmente Erbstein, in Ungheria con drammatici problemi di sopravvivenza per se' ma soprattutto per la sua famiglia, sarà sceso in incognito a Venezia, rischiando la vita, per visionarli.

Come scrisse il Guerinissimo, a Mastro Rebuffo toccò appiccicare due nuove mezz'ali al Venezia, tra le bestemmie ed il rimpianto motivato dei tifosi lagunari.

Dopo un'esperienza al Liguria, Giobatta Rebuffo viene chiamato proprio al Torino ad affiancare Antonio Janni al Torino Fiat nell'assurdo campionato di guerra 1944.

Verso fine Anni '50 smette di allenare e riprende a collaborare con il Torino con l'incarico di osservatore.

Giobatta Rebuffo. Uomo di calcio. Un grande novese dietro le quinte.