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EDITORIALE

Chi ha il pane non ha i denti

Gianluca Sartori

La squadra più divertente gioca con poco pubblico, l’attaccante più prolifico non c’è e probabilmente non ci sarà

È un vero peccato che proprio il Toro più bello degli ultimi vent’anni, se non addirittura il Toro più bello dai tempo dello scudetto del 1976 come ha detto Alessandro Baricco (a cui giunga il più grande incoraggiamento da tutti noi), debba giocare ogni volta davanti a uno stadio mezzo vuoto (anche non considerando la partita contro il Sassuolo per i limiti di capienza). In media, non più di 7mila persone per vedere una squadra che di certo ogni volta che gioca in casa diverte e si diverte. Un dato a nostro avviso preoccupante e ingiustificabile.

Al netto del risultato ingiusto maturato contro il Sassuolo, è uno spettacolo vedere come i giocatori granata si cerchino e si trovino, si muovano all’unisono e uniscano la cattiveria agonistica in fase di non possesso alle idee chiare in quella di possesso. Contro il Sassuolo per il Torino non è arrivata una vittoria che sarebbe stata sacrosanta; una beffa, sì, ma questo è l’anno della ricostruzione e il rammarico deve trovare un limite nella consapevolezza della solidità del progetto tecnico in via di definizione.

È poi un peccato che l’attaccante con il killer instinct che serve a questo Toro ci sia, ma sia infortunato e comunque probabilmente destinato a lasciare la barca a fine anno. Quando mancava tutto il resto, Belotti era lì a trascinare la squadra. Ora che potrebbe limitarsi a fare quel che sa fare bene, segnare, sembra non capire che con Juric potrebbe tornare un attaccante da 20 gol a stagione. Ognuno è artefice del proprio destino e delle proprie scelte. Ma a volte quel che si è sempre voluto è lì davanti ai nostri occhi e non ce ne accorgiamo.