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Editoriale

Un derby si gioca così

Gianluca Sartori

Un Toro con il coltello tra i denti che avrebbe potuto vincere o perdere, ma che ha affrontato la Juventus con cattiveria agonistica e senza timori reverenziali

Di questo c’era bisogno, contro la Juventus. Di un Torino che se la giocasse con coraggio, convinto delle proprie possibilità, che giocasse per vincere sino all’ultimo secondo senza timori reverenziali, che mostrasse il cuore Toro che invocano i tifosi. Tutto questo si è visto e i segnali positivi vanno oltre il punticino (che però, chissà, magari si rivelerà importante più avanti).

Sembra scontato dire che il derby sia una partita a parte, una di quelle che si preparano da sole, nel senso che un tecnico non ha bisogno di far chissà quale lavoro motivazionale. In realtà poi troppe volte negli ultimi anni, contro la Juventus, abbiamo visto un Torino incapace di pungere, bloccato dalla tensione e dal timore reverenziale, sopraffatto proprio dal punto di vista della cattiveria agonistica; e puntualmente punito in zona Cesarini. Anche stavolta la rete subita negli ultimi minuti non è mancata, ma la squadra ha tenuto botta dal punto di vista mentale: non è crollata, anzi, è tornata dall’altra parte e ha pure rischiato di vincerla nel finale. Per dire: anche dopo il primo quarto d'ora iniziale in cui la Juventus è partita fortissimo, la squadra è rimasta in partita e non si è lasciata intimorire.

Darle, prenderle e poi rialzarsi e lottare come prima, giocare a viso aperto e ribattendo colpo su colpo. Poi si può vincere e si può perdere (e infatti la partita poteva finire in entrambi i modi), ma non deve mai mancare il coraggio di guardare l'avversario dritto negli occhi e contendergli ogni pallone. Così si gioca un derby e le osservazioni, del tutto veritiere, sul momento non eccezionale della Juventus (che comunque non è certo venuta in casa del Toro in vacanza) stavolta non abbassano più di tanto i giudizi sulla prestazione del Torino. Nicola ha saputo lavorare su questa squadra dal punto di vista mentale e restituirle nuova linfa, oltre a individuare scelte tecnico-tattiche di tutto rispetto (dal lancio di Buongiorno all’idea Verdi mezzala). A Udine ci sarà l’ennesima prova del nove che non dovrà essere sbagliata. Sarà tema dei prossimi giorni: oggi è il momento di una Pasqua più serena per tutto l’ambiente, perché il Toro è ancora vivo.