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Dispiace notare l’indifferenza pubblica sia l’unica cosa a notarsi dopo l’inquietante servizio delle “Iene”, come se non si sia percepito minimamente la gravità a cui si è assistito. Si direbbe tutto rubricato ad un momento di narrazione televisiva tipicamente da reality show, dove si dice e si fa di tutto in quel meta-mondo caratterizzato solo dal momentaneo e dal falso. Oppure, ipotesi peggiore, ci si è convinti dell’assoluta necessità del “giro” irregolare di grandi quantità di denaro, per permettere allo show calcio di deliziare le nostre giornate da salotto casalingo. Non dovrebbe sorprendere, quindi, l’imbarazzante latitanza di ogni organismo di controllo su un contratto tra Lazio e Zarate caratterizzato da più di qualche semplice ombra. È sconsolante dover qui ricordare come la società capitolina sia quotata in borsa, e forse un intervento di garanzia della Consob, in questi anni, non sarebbe stato affatto male. Così, giusto per rendere tranquilla l’opinione pubblica sul buon andamento delle regole del gioco. Ma niente di tutto ciò è accaduto, come niente è accaduto dalle parti di qualche procura della repubblica. Per non parlare poi della politica, completamente omissiva di fronte alle vicende di una delle industrie portanti del Paese. È la logica del reality tv, incazziamoci ed emozioniamoci sul momento, poi si riprenda la vita di sempre. È la protervia di Mussolini, deciso a sfuggire alle sue responsabilità penali, con la complicità di un’intera classe dirigente, di fatto diventata oligarchia autoritaria.
Lo sberleffo finale, se volete, è l’annuncio, successivo al servizio mandato in onda dalla “Iene”, di una possibile candidatura a sindaco, per il centro destra, di Claudio Lotito alle prossime comunali di Roma. “Possiedo un grande senso civico – ha detto in proposito il patron della Lazio - e ho la visione della “Repubblica” di Platone dove ognuno, nelle sue possibilità, dava un contributo alla comunità”. Più che a Platone, queste dichiarazioni di Lotito paiono uno schiaffo da “Miles Gloriosus” di plautiana memoria e all’essere come la moglie di Cesare, che avrebbe dovuto essere non solo onesta, ma percepita come tale. Sant’Agostino diceva che “solo i fatti danno credibilità alle parole”, ma questo semplice e saggio concetto pare essersi smarrito dalle parti dell’Italia. E allora Mussolini ha potuto parlare di una Camera che poteva ridurre a “bivacco di manipoli”, Romano Prodi dichiarare che con “l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più”, Silvio Berlusconi proclamare al mondo la “sconfitta del cancro entro tre anni”, Giuseppe Conte approvare inesistenti 400 miliardi come “potenza di fuoco stanziate a garanzia alle imprese”, Giovanni Malagò sicuro di dare le sue dimissioni a causa “della riforma Giorgetti, che è un’occupazione del Coni”. È il trionfo del reality, dove in realtà l’unica cosa importante è solo cosa accadrà nella prossima puntata e nelle prossime parole.
Di Anthony Weatherill
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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