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IL GRANATA DELLA PORTA Accanto

Toro, perché non reagisci?

Il Granata della Porta Accanto/ Sfortuna, infortuni, calendario difficile, qualche scelta cervellotica del mister non spiegano fino in fondo perché la squadra si sia così "imborghesita"

Difficile parlare del momento del Toro, difficile farlo sull'onda della delusione e del nervoso per questo inizio così mediocre di campionato. Occorre essere freddi e razionali, lasciar sbollire l'ennesimo sussulto di rabbia per una squadra che, in particolare quest'anno, gioca discretamente un tempo, un tempo e mezzo, e poi si ferma commettendo errori e lasciando che gli eventi prendano il sopravvento. Contro l'Inter, forse la squadra più completa e forte del campionato, si è visto, dopo un inizio troppo timoroso, una buona partita di fatto finita all'ora di gioco con l'infortunio di Schuurs e il primo gol dei nerazzurri. La restante mezz'ora è diventata una formalità per la squadra di Inzaghi con i granata incapaci di creare non dico pericoli veri, ma almeno pressione sugli avversari. Ecco, se proprio devo dire cosa mi preoccupa in questo momento è la mancanza assoluta di qualsivoglia reazione emotiva se la partita prende una piega negativa. E la cosa non può non destare grossa preoccupazione per il prosieguo della stagione. 

Analizzare le prime nove giornate del campionato è facile e dal punto di vista dei risultati visto che il pari con il Cagliari è forse l'unico rimpianto che possiamo avere. Abbiamo perso con quattro delle prime sei squadre in classifica, il che non è un delitto considerando che tre su quattro di queste partite erano in trasferta. Abbiamo pareggiato con una Roma in grande difficoltà e con il Verona che invece arrivava in fiducia da un bell'inizio di stagione e abbiamo vinto con Genoa e Salernitana come ci si poteva aspettare. Cagliari a parte, quindi, dal punto di vista dei risultati possiamo dire che  potremmo avere due o tre punti in più, ma non è lì il focus su cui fare le giuste considerazioni. I risultati sono lo specchio dello stato di salute di una squadra solo fino ad un certo punto, nel bene come nel male. È come gioca la squadra che non lascia ben sperare, ma soprattutto è come giocano molti singoli che non lascia per nulla tranquilli. Ieri l'unico a dimostrare una qualche verve e una voglia maggiore rispetto ai compagni è stato Bellanova. Lo era stato anche nel derby, mentre nelle prime giornate aveva deluso parecchio anche lui. L'ex Cagliari ha però dimostrato qualcosa che i suoi compagni (Buongiorno a parte prima dell'infortunio) sin qui non hanno fatto: sta alzando il livello delle proprie performance. Troppi giocatori sono al di sotto dei propri standard e mi riferisco soprattutto a molti giocatori che dovevano "fare la differenza": parlo di Ilic, di Vlasic, di Seck, di Lazaro, in parte anche di Ricci sebbene ieri abbia dato segni di rinascita. Dietro ce la caviamo anche se facciamo le belle statuine su ogni calcio piazzato, ma dal centrocampo in su fatichiamo a mettere personalità in ogni giocata: siamo scolastici, conservativi. Viviamo di possesso sterile e di passaggi orizzontali perché nessuno si prende la briga di scombinare le carte con dribbling o percussioni centrali per spaccare le difese avversarie. È la personalità che manca, quasi più della qualita. So che Juric in questo momento è sul banco degli imputati perché la squadra è involuta, ma l'organizzazione è sulla falsariga di quella sedimentata nel modo di giocare della stagione passata con la differenza che le prestazioni dei singoli sono di gran lunga peggiorate. Anch'io vorrei che Juric giocasse con due punte e anch'io non capisco questa sua ostinazione su Seck che qualche numero ce l'ha, ma ha anche sempre il vizio di sbagliare l'ultima scelta, eppure torno a dire che non è questo il punto. Perché la squadra non reagisce quando va sotto? Perché i giocatori sembrano impauriti dal prendersi responsabilità nelle variazioni sullo spartito? È colpa di Juric? Se la risposta è sì, allora c'è da preoccuparsi davvero, se la risposta è no (o almeno, non completamente) allora occorre dare una strigliata a questi bravi ragazzi che scendono in campo con poco sacro fuoco dentro. 

Il calendario, gli infortuni (speriamo che per Perr le cose non siano così tragiche come sono sembrate), i mal di pancia di qualche giocatore (Rado, Sanabria) sono stati elementi che non hanno certo aiutato a definire memorabile questo inizio di campionato. Ma siamo ad un quarto del cammino e c'è modo e tempo per rimettere la squadra su binari più consoni alle ambizioni iniziali. Stare a ridosso delle prime otto, se ce la fanno in questo momento il Bologna, il Frosinone, il Monza o il Sassuolo non è impresa impossibile. Ma tutti devono farsi un esame di coscienza e riprendere a giocare con uno spirito diverso da quello visto in queste prime nove giornate. Una squadra "imborghesita" così, senza la qualità per poterselo permettere, è peggio di qualunque altra brutta notizia si potessimo ricevere sul Toro. La chiave è tutta lì: buttare via il bambino con l'acqua sporca è sempre una pessima idea, ricordarsi la "fame" che si aveva e che si dovrebbe sempre avere prima di scendere in campo è invece probabilmente la migliore medicina per guarire da questo momento poco felice. 


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