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Esclusiva

Foschi a TN: “Belotti? Fa fatica a lasciare il Toro. Bisogna accontentarlo”

Andrea Calderoni

In esclusiva su Toro News le parole dell’esperto direttore sportivo: Belotti, Bremer, Brekalo e molti altri temi affrontati

Rino Foschi conosce molto bene le dinamiche del mondo del calcio. In pista dalla fine degli anni Settanta, è rimasto senza squadra nelle ultime stagioni, lui che è un classe 1958. Tra il gennaio 2009 e il giugno 2010 è stato anche alla corte di Urbano Cairo al Torino, senza particolare fortuna. In esclusiva su Toro News affronta alcune tematiche spinose relative all’avvio del calciomercato granata.

Buongiorno direttore, come è andata in archivio la stagione del Torino?

“Annata molto positiva con qualche alto e basso. L’avvento di Juric ha fatto la differenza. Allenatore passionale che ha messo in evidenza parecchi ragazzi e ha regalato una buona classifica. Juric dà garanzie anche per il futuro”.

Allenatore caratteriale Ivan Juric: è difficile da gestire?

“Juric sa fare il suo lavoro e non ha pretese: è una persona che sa molto bene quello che vuole dalla sua squadra e quindi ha bisogno di determinati giocatori per sviluppare il suo gioco. Preferisce avere giocatori che si adeguano ai suoi concetti. Juric è figlio di Gasperini, è caratteriale ed è un professionista come pochi: ce ne fossero di più come lui, il calcio italiano andrebbe meglio”.

Come si mascherano all’interno di una squadra casi come quello di Josip Brekalo?

“Si gestiscono queste cose. L’importante è mascherare e la situazione non deve intaccare l’equilibrio nello spogliatoio. Juric è riuscito a gestire bene anche quest’aspetto. Penso che le cose del Torino siano andate meglio sotto tanti punti di vista quando Cairo ha deciso di ingaggiare Juric”.

E la questione Belotti: come finirà?

“Difficile rispondere. Belotti è una bandiera della famiglia granata. Ha caratteristiche particolari da prima punta. Da parecchi anni è al Torino, ha rinnovato in passato e gli è stata messa una clausola molto alta. Ora la situazione è complicata. La mia convinzione è la seguente: Belotti fa fatica a lasciare il Toro perché si trova bene con quella maglia addosso e a vivere in quella città. Bisognerebbe accontentarlo nello stipendio. Se rimane a Torino, darà un grande piacere a Juric”.

L’attesa si sta facendo quasi estenuante...

“L’attesa è particolare, ma anche in altre parrocchie ci sono giocatori che vivono attese simili. Il calcio sta vivendo un periodo strano che non mi piace molto. I parametri zero e i rinnovi faraonici amplificano le attese. Per accontentare tutti ci vuole un po’ di tempo e bisogna contrattare per venirsi incontro. I costi poi non bisogna mai dimenticarseli e il calcio italiano è sofferente per i grandi stipendi che ha, non facili da ammortizzare negli anni. Cairo è un presidente che vuole mantenere la categoria e una società sana come ha fatto fino a oggi. Non vuole fare follie negli stipendi”.

Come gestirebbe Gleison Bremer?

“Velocizzare e monetizzare al massimo perché se la cosa si allunga, rischia di non andare a buon fine. Abbiamo parlato adesso del caso Belotti: gli è stata messa una clausola enorme e poi ora si rischiano di avere conseguenze negative. Non bisogna quindi ripetere gli stessi errori”.

Verdi, dopo Salerno, può tornare utile alla causa del Torino?

“Quando il Toro ha preso Verdi, pensavo facesse meglio. A Salerno si è rilanciato e la Salernitana vorrebbe tenerlo. Molto dipenderà da Juric e da quale ruolo vorrà affidargli all’interno del Toro della prossima stagione”.

Un’ultima domanda: nel 2022/2023 Rino Foschi vorrebbe tornare nel business?

“Lo spero. Ho letto un’intervista di Zeman e mi è piaciuta molto, la sposo in pieno. Zeman ha lasciato il Foggia dicendo che la società vorrebbe un profilo più giovane. Zeman ha sottolineato come sia una giustificazione che lascia il tempo che trova. L’età va di pari passo con la mia esperienza e la mia passione non è paragonabile a quella di un ventenne. Sono orgoglioso del mio curriculum, poi nel calcio le cose possono andare più o meno bene. Nel Torino, ad esempio, non andarono bene perché arrivai nel momento sbagliato. Oggi vorrei ancora sedermi dietro la scrivania. La voglia è tantissima, però devo essere scelto e purtroppo si guarda la carta d’identità che mi penalizza molto. Mi sento meglio che vent’anni fa. Braida, mio coetaneo, del resto, è reduce dalla promozione in A con la Cremonese. Sono quindi sofferente e in attesa di una chiamata. Non è una questione di soldi. Per fare il mio lavoro pagherei io stesso”.