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Esclusiva

Franco Selvaggi a TN: “Juric? È tra i primi quattro allenatori della Serie A”

Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

In esclusiva su Toro News il Campione del Mondo, ex attaccante del Torino, è stato allenatore di Ivan Juric nel 2001/2002 ai tempi del Crotone

Ivan Juric fa cento con il Torino: domani, sabato 16 dicembre, contro l’Empoli il tecnico croato taglierà il prestigioso traguardo. Toro News ha deciso di andare alle origini dell’esperienza calcistica di Juric in Italia. In pochi ricorderanno che uno dei primi allenatori incrociati dall’attuale tecnico del Torino nel Bel Paese è stato un Campione del Mondo come Franco Selvaggi. L’ex centravanti granata ha guidato il Crotone sul finire della stagione 2001/2002, la prima italiana di Juric. In esclusiva Selvaggi (77 partite e 19 gol con il Torino tra il 1982 e il 1984) ci parla di Juric e della sua carriera.

Buongiorno Franco. Come ricorda quel giovane Juric in terra calabrese?“Era un punto di riferimento per i compagni. Si intravedevano le doti da allenatore: stava bene in campo e dava consigli. Era un ottimo elemento, anche come persona”.

Tra l’altro, sia al Crotone sia al Genoa, dopo essere stato calciatore, è stato anche allenatore: questo vuol dire qualcosa. “Sì, è una persona che si fa ben volere perché è corretta. Ha sempre la testa sul collo. A volte può apparire scontroso, ma vi dico perché: vive per il calcio e si fa prendere la mano. Qualche sfogo bisogna perdonarglielo”.

Si aspettava questo tipo di carriera del croato?“Lui dovunque è stato ha fatto grandi cose. Un allenatore non si valuta soltanto dai trofei che vinci. Non tutti hanno la possibilità di allenare il Milan, l’Inter, il Real Madrid. Alle volte raggiungere una salvezza equivale a una vittoria del campionato. Noto che molte volte chi commenta il calcio banalizza questi concetti e non tiene conto che vincono quasi sempre le stesse squadre. Ivan Juric appartiene a quella categoria di allenatori che, sebbene non abbia mai avuto grandi giocatori, ha fatto esprimere alle sue squadre un bel gioco e ha permesso alle società di raggiungere gli obiettivi prefissati e questo è davvero importante”.

Come valuta le prime 99 panchine di Juric al Torino?“Molto, molto positivamente. Bisogna attribuirgli tanti meriti. Con un po’ di qualità tecnica in più in seno porterebbe la squadra ancor più in alto in classifica. A oggi lo considero tra i migliori quattro allenatori nella nostra Serie A”.

Quali sono stati i suoi principali meriti?“Il cuoco non ha ingredienti straordinari, eppure le pietanze escono buone. Ha valorizzato tanti giocatori e ha trasmesso lo spirito di sacrificio. Inoltre, il Toro di Juric ha espresso un buon gioco. Del resto, anche da centrocampista Juric amava giostrare il pallone”.

Se fosse in Cairo e Vagnati, prolungherebbe il contratto a Juric?“Se lo perdessero, farebbero male. Mi chiedo: chi può arrivare meglio di Juric al Toro? I tifosi del Toro sono esigenti e vogliono competere per le prime quattro, ma per fare ciò bisogna avere i giocatori. Con tutto il rispetto per gli attuali giocatori del Torino, siamo al di sotto dello standard per ambire a piazzamenti europei. A inizio stagione quando si fa una griglia ipotetica non si può mai inserire il Torino nelle primissime posizioni perché manca sempre qualcosa”.

Ribaltiamo il punto di vista: e se fosse Juric andrebbe avanti con il Torino?“Un altro anno rimarrei, ma chiederei un ulteriore sforzo alla proprietà per provare davvero a competere ai massimi livelli”.

Da ex bomber, si attendeva di più da Duvan Zapata in questi primi mesi granata?“Quando si cambia società c’è sempre un periodo di adattamento. Zapata mi piace molto. Purtroppo, non è semplice ambientarsi. Prendere giocatori importanti non è semplice, quindi bisognerebbe crescere i campioncini in casa propria. Ciò non accade più in Italia, me ne sono accorto in prima persona avendo fatto il capo delegazione dell’Under-16 azzurra per più stagioni”.

In quell’esperienza azzurra ha conosciuto bene Pietro Pellegri: perché non sboccia?“Ha qualità eccezionali, già a 15-16 anni aveva un fisico superiore alla media. Ma nello sport non bisogna soltanto parlare delle qualità, bisogna metterle in campo. Aveva dei problemi muscolari già all’epoca. Potenzialmente era un grande attaccante, ma è stato troppe volte respinto alla prova dei fatti”.

Oggi non è più nel club azzurro, vero?“No, da dopo la pandemia mi sono fermato e non sono più capo delegazione. Oggi osservo soltanto con passione e interesse”.

 


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