02:06 min
Esclusiva

Mago Alexander a TN: “Ecco perchè non vado più allo stadio. Ma applaudo Juric”

Andrea Calderoni

In esclusiva le parole di Elio Alexander De Grandi, in arte Mago Alexander, illusionista e conduttore televisivo da sempre tifoso del Torino

Elio Alexander De Grandi, ai più conosciuto come Mago Alexander, è da sempre tifoso del Torino. Illusionista e conduttore televisivo, ha alle spalle una grande carriera in televisione: ha lavorato in Rai in diverse trasmissioni di successo come Domenica In e Zim Zum Zam, senza dimenticare Bulli e Pupe su Canale 5 con Paolo Bonolis del 1992. In esclusiva su Toro News ci parla del suo turbolento rapporto con la presidenza Urbano Cairo e con le rinnovate speranze a tinte granata alimentata dall’arrivo di Ivan Juric.

Buongiorno Alexander, prima domanda secca: qual è il suo bilancio sul 2021 del Torino?

“Il mio bilancio è più che positivo perché mi ricordo cos’era il Torino negli ultimi anni; era una cosa inguardabile sotto tutti i punti di vista, da quello morale a quello del gioco. Sono entusiasta di Ivan Juric. Ha cambiato mentalità. C’era bisogno in un solaio in disuso, poco utilizzato, che arrivasse qualcuno a dare una risistemata. Juric ha portato novità, anche quando si perde, come accaduto contro l’Inter nell’ultima gara ufficiale dell’anno solare. Senza Belotti facciamo più fatica a segnare, ma ci sono grinta e aggressione alta. Trovo tutto questo bellissimo”.

A settembre saranno 17 anni di presidenza Cairo: il suo parere sulla dirigenza granata?

“Sulla dirigenza del Torino ho una pessima opinione. Da quando sono bambino ho sempre avuto l’abbonamento allo stadio. Da tre anni a questa parte non vado più allo stadio perché non voglio dare più un euro a Cairo. Io voglio far capire che la gestione societaria è sconcertante. Un fatto su tutti: il Robaldo buttato lì senza soluzioni da tantissimi anni. Noto una spilorceria bieca da parte del presidente. Non vedo l’ora che finisca questa era presidenziale. Se da una parte sono molto contento della squadra, invece dall’altra sono alquanto insoddisfatto, ormai da anni, della dirigenza”.

Perché è così avverso?

“Penso innanzitutto che Cairo non ha una passione vera nei confronti del Torino. Perchè se la provasse allora la sua gestione non sarebbe così sparagnina, il che è molto diverso rispetto a una gestione attenta e parsimoniosa. Mi sembra che si facciano sempre le pulci su tutto. D’altronde basta vedere l’attuale sede sociale del Torino e il campo in cui la Primavera è costretta a giocare.  Anche con i presidenti più tremendi non c’è mai stata una situazione così. Se gestisse le sue aziende come il Torino, oggi non sarebbe al vertice dell’imprenditoria nostrana”.

Potrà cambiare l’approccio presidenziale con Juric in panchina?

“Spero che Cairo dia ascolto a Juric. Cairo è una persona intelligente, altrimenti non sarebbe arrivato a certi livelli dell’imprenditoria italiana. Ma da psicologo ritengo che abbia una personalità contorta e difficile ed anche un po’ narcisista. Questa è la volta buona per ascoltare il tecnico”.

Le piacciono i toni utilizzati da Juric da agosto a oggi di fronte ai microfoni?

“Meravigliosi. Mi piacerebbe conoscere Juric. L’unico modo per stanare Cairo è rendere pubbliche le cose perché se le dici solo a lui, le risposte sono evasive. Juric può fare queste considerazioni forte del suo contratto, ma è da ammirare perché i suoi predecessori non avevano lo stesso coraggio. Il croato si espone e lo stana. Per lui è una sfida, non solo economica”.

Ma se lascia Cairo, chi arriva dopo di lui?

“È vero, alcuni hanno questa paura. Se vende il Toro, chi lo prende? Il ragionamento è razionale e ci può stare. Però mi chiedo se il Genoa al momento sia più appetibile del Torino: ha meno tifosi e ha un bacino inferiore. Eppure è arrivato un fondo americano. Basterebbe poco al Torino per far valere la propria nomea. In primo luogo servirebbe un marketing di un certo rilievo che manca completamente. Il Toro, purtroppo, sta dilapidando un patrimonio di sostenitori per una gestione piccola”.

Oltre a Cairo e Juric, c’è il direttore sportivo Davide Vagnati. Che idea si è fatto sull’ex Spal?

“La prima campagna acquisti nell’estate 2020 è stata pessima. Però, non sono ancora riuscito a capire quanto questo dirigente effettivamente valga. Comprare risulta facile con i soldi, vendere invece è più difficile, soprattutto se non hai un prodotto appetitoso. Uno come Moggi, però, era bravo a forzare la mano e in qualche modo costringeva la vendita. Non basta capire di calcio, bisogna comprendere anche quali siano gli input di Cairo, le sue limitazioni. Penso, perciò, che sia giusto a un certo punto vendere i forti ma bisogna sempre sapere chi prendere per sostituirli. Cairo incassa volentieri, poi quando deve reinvestire fa sempre più fatica, un po’ perché non vuole spendere, un po’ perché sbaglia spesso gli acquisti, concentrati quasi sempre nelle ultime ore di mercato. Tornando a Vagnati, ha azzeccato l’ingaggio di Mandragora, anche grazie alla consulenza di Nicola. Ritengo corretto anche l’acquisto in prestito secco di Pobega perché il suo rendimento al Torino è altissimo e ci sta dando una mano”.

Belotti-Torino: matrimonio ancora rinnovabile e possibile?

“Per me è impossibile andare avanti con Belotti, ma gli resto grato. Del resto è un professionista. Ha fatto di tutto per il Toro. È un ragazzo pulito e con qualità sopra la media, tanto che va in Nazionale. Ma secondo me, Belotti il meglio l’ha già dato. Poi certo, mi farebbe piacere che rimanesse perché ci sono affezionato. Purtroppo la gestione societaria è stata carente anche in questo senso e sono convinto che Bremer farà la stessa fine. Si attende sempre l’ultimo momento per fare tutto. L’unico vantaggio del Torino rispetto ad altre società sono gli stipendi, molto alti, soprattutto se rapportati al posizionamento abituale in classifica. Proprio per questo alcuni elementi fatichi a piazzarli altrove. Alcune volte mi sembra che il Torino abbia problemi da grande squadra, anche se non è una grande squadra”.

La sorpresa del girone d’andata granata?

“Mi ha stupito fin qui Vanja Milinkovic-Savic. Sono entusiasta di lui perché dona tranquillità ed è migliorato molto. Il serbo è la vera sorpresa del Torino: sono diventato un suo fan e devo dire che mi chiedevo come si facesse a dare fiducia a un portiere così. Sono stato smentito e oggi è il portiere più moderno della Serie A. Vanja è, tra l’altro, una delle scelte riuscite del menzionato Vagnati”.

Concorda con chi sostiene che il Torino pre-Juric abbia avuto più che altro problemi psicologici?

“Sì, il Torino ha avuto tanti problemi psicologici. Quando non arrivano i risultati nel lungo periodo, anche se razionalmente ce la metti tutta, poi inconsciamente sei bloccato e non ci credi più. Gli esempi nel Toro attuale abbondano, come Izzo. Juric sta dando quello che gli altri prima di lui non sono riusciti a trasmettere”.

E nel 2022 cosa farà il Mago Alexander?

“Mi sono da poco laureato. Mi occupo di ipnosi clinica e di psicologia. Comunque continuo a fare degli spettacoli per le aziende perché il palco è la mia seconda casa. Nell’approccio artistico, del resto, c’è molta psicologia”.