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Esclusiva

Poggi a TN: “Strutture? Sono i Pozzo l’eccezione, non il Torino e Cairo”

Andrea Calderoni

In esclusiva le parole dell’ex attaccante granata e dell’Udinese. Per lui due produttive stagioni sotto la Mole con l’esordio in Serie A in un derby del 1992

Dal 1992 al 1994 Paolo “Paolino” Poggi ha vestito la maglia del Torino, poi è passato all’Udinese dove è rimasto fino all’inizio del nuovo secolo. Poggi lega il proprio nome indissolubilmente proprio a granata e bianconeri. In esclusiva su Toro News l’ex attaccante introduce i lettori alla sfida di domenica tra Udinese e Torino.

Buongiorno Paolo. Cosa si attende dalla partita di domenica tra Udinese e Torino?

“Non è facile immaginare che tipo di partita sarà. Credo sarà una gara molto tosta dal punto di vista fisico. L’attenzione ai particolari sarà determinante. Al di là dei risultati le due squadre sono attrezzate e con buone individualità”.

Che risposta si è dato rispetto alle difficoltà offensive in campionato da parte del Torino?

“Ci sono due chiavi di lettura. La prima è che, come succede in ogni fase della stagione, ci sono momenti più prolifici e altri meno prolifici, per cui mi aspetto che le punte granata, in primo luogo Pellegri, possano crescere nel loro rendimento sotto porta. Comunque, la prolificità di una squadra non dipende soltanto dagli attaccanti e dai numeri degli attaccanti, ma dipende più in generale da come sta la squadra”.

La seconda chiave di lettura?

“Riguarda invece Belotti. La partenza di Belotti è stata significativa dal punto di vista umano perché la squadra ha perso un leader e quindi il periodo di adattamento è un po’ più lungo. Ogni volta che si verifica la fine di un percorso di un calciatore importante c’è sempre un momento di riassesto”.

Come giudica la sconfitta bruciante nel derby di sabato scorso?

“Non è stata la miglior partita che ci si potesse aspettare dal Toro. Il livello medio del derby è stato più basso rispetto al passato. Leggiamo la sconfitta del derby come un passaggio a vuoto, per quanto importante perché contro la Juventus. In tal senso è stato prezioso giocare in Coppa Italia già martedì. Il campo è sempre la miglior medicina”.

Di derby lei se ne intende: due reti alla Juventus nelle semifinali di Coppa Italia 1992/1993. A distanza di anni quelle stagioni granata come le ricorda?

“Sono state le due stagioni più formative dal punto di vista professionale. Ero all’inizio della mia carriera e mi sono ritrovato in una squadra con tantissimi talenti, giocatori straordinari e un allenatore che ha saputo leggermi sportivamente. Ha rispettato i miei tempi. Il primo anno è stato molto fortunato. Ho esordito in Serie A in un derby, poi ho segnato in Coppa Italia contro la Juventus. E vincemmo proprio quella Coppa Italia. Il ricordo è indelebile”.

Tra l’altro resta l’ultimo trofeo della storia granata...

“Sono cicli. È vero che è passato molto tempo ma il Toro ritornerà a vincere”.

Conosce molto bene la realtà dell’Udinese. Quali sono i punti forte della gestione Pozzo?

“Il punto di forza dei Pozzo è stata la programmazione fin dai primi anni. Già negli anni Novanta pianificavano. Non hanno mai cambiato la loro filosofia e la loro gestione è stata sempre uguale nel corso dei decenni. Hanno avuto tanta pazienza per ottenere dei risultati significativi. L’Udinese non gioca un torneo di Serie B da metà anni Novanta, eppure ci sono stati anche anni bui, alternati con stagioni di alto profilo”.

Una programmazione che ha riguardato da vicino anche le strutture.

“Sì, hanno investito tantissimo sulle strutture. Già negli anni Novanta hanno messo tanti soldi. Il centro sportivo è cresciuto fino a una decina di anni fa, poi i Pozzo si sono concentrati sullo stadio ed è nato il gioiellino della Dacia Arena. Sapendo come ragionano i Pozzo, credo proprio che non abbiano ancora finito il loro percorso”.

Le stesse strutture che sono uno degli oggetti di critica da parte della tifoseria granata nei confronti del presidente Urbano Cairo...

“Sì, è vero. Penso però che il 90% delle società italiane tra Serie A e Serie B non siano fornite di strutture simili a quelle dell’Udinese. Penso che l’eccezione non sia il Torino in negativo, bensì l’Udinese in positivo. In pochi in Italia hanno avuto aiuti e possibilità per investire soldi veri per creare strutture adeguate e moderne. Le lungaggini della burocrazia spesso allontanano dall’obiettivo che si ha in mente”.