interviste

Ultime promozioni. Ricordi dei protagonisti

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

 

Il Toro ha finalmente rialzato la testa ed è rientrato in zona playoff. La Serie A è ancora lontana, ma la strada sembra essere finalmente quella giusta. Come segno di buon...

di Edoardo Blandino

1. Qual è il ricordo più importante legato alla stagione della promozione.

2. Qual è stato il vero segreto della promozione.

Le risposte sono state differenti.

OSCAR BREVI (Promozione 2005-2006)

1. Ovviamente ricordo la partita della promozione, ma il ricordo più incredibile è stato senza dubbio l’ultimo allenamento, quello della rifinitura prima del match contro il Mantova. Al campo di allenamento vennero più di 2 mila tifosi che ci hanno incitato per oltre un’ora. Ci ha dato una carica incredibile e ci ha dato l’energia per affrontare quei 120 minuti.

2. Il segreto è stato senza dubbio il fatto che tutte le componenti, dai tifosi allo staff, dalla dirigenza al gruppo, fossero davvero uniti. Ci siamo trovati in un momento di totale emergenza e questo ci ha dato la forza di vincere. Stiamo stati tutti compatti.

3. Durante il campionato sfiorammo la promozione diretta. I playoff sono stati la coda di una stagione lunga e difficile. Il risultato dell’andata a Mantova era complicato ed era davvero difficile poter immaginare di farcela. Forse il momento in cui ci siamo resi conto davvero di andare in Serie A è stato al 120’, quando la palla è finita sul palo esterno. Lì abbiamo davvero capito che saremmo andati in A.

DANIELE DELLI CARRI (Promozione 2000-2001)

2. Ho ancora il DVD che ci fece un preparatore atletico. A volte lo riguardo e mi viene in mete una frase che disse Camolese in una riunione tecnica e che forse è stato l’emblema della stagione. Disse: “Cominciamo a mettere la testa nel carro armato”.

3. Una partita importante fu il 2-1 in casa con il Ravenna. Quando arrivò Camolese la prima cosa che ci disse fu: “Prima salviamoci. Se pensiamo alla salvezza possiamo fare cose importanti, mantenendo sempre grande umiltà”.

1. A Torino sono stato tre anni e ho conquistato due promozioni dalla Serie B. Giocare nel Torino è stata un’esperienza unica. Non ho un ricordo particolare, ne ho tantissimi. Se proprio ne dovessi scegliere uno non riguarda però il campionato ’98-’99, ma quello 2000-2001, quando feci il gol-promozione a Pescara.

2. Più che segreto io direi che avevamo una rosa importantissima. Il primo anno c’erano Lentini, Ferrante, Asta… La differenza l’ha sempre fatta la qualità. È importante avere in squadra giocatori con carattere. Giocare nel Toro non è mai facile perché una piazza importante legata a grandi e importanti ricordi. A Torino sono più importanti le qualità mentali che quelle tecniche.

3. Un momento in particolare no. Diciamo che giocare nel Toro significa vivere costantemente con la necessità di promozione. C’è la gente che te lo ricorda ogni momento e che vuole la categoria che merita, cioè la A. Credo che alla lunga i valori dei singoli facciano la differenza.

1. Il ricordo più bello riguarda senza dubbio il gruppo. Eravamo uniti e ci vedevamo spesso fuori, anche con le famiglie. Uscivamo insieme e facevamo molte cose tutti insieme. La squadra, al di là di tutto, per la B era davvero forte e questo ha agevolato le amicizie: quando si ottengono risultati tutto diventa più bello e facile.

2. Lì di segreti non ce ne erano. Eravamo una squadra molto forte allenata da un mister che conosceva la categoria e che ci guidò alla perfezione. Sapeva chi mettere in campo e come metterci in campo. Eravamo tutti giocatori da A che l’anno prima militavano anche in squadre di serie A.

3. Eravamo convinti di avere una grande squadra. Giocando con questa consapevolezza potevamo affrontare tutto con grande serenità e con la certezza di fare bene. In casa le partite finivamo al primo tempo, perché spesso andavamo al riposo sul 2 o 3 a 0. Eravamo una squadra vera.