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Un nome insomma che si confà all'indole spartana e deliziosamente ingenua di un calciatore molto capace. L'acquisto per 250mila lire viene infatti giustificato da una prestanza atletica rilevante, nonché una capacità tecnica sorprendente per un calciatore così giovane. Dopo aver vestito la maglia granata fino al 1942 per un totale di 107 partite giocate, Lollo si vedrà trasferito al Venezia, ultima squadra nella quale avrà la possibilità di militare. Morirà infatti a 26 anni il 21 marzo del 1945, a Padova, colpito da una scheggia cagionata da un bombardamento.
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Lelio Antoniotti, invece, ebbe la fortuna di evitare un finale altrettanto tragico. A Torino rimase per tre stagioni, dal 1953 al 1956, in pieno periodo post-Superga. Giocatore brillante, si distingueva dagli altri per l'eleganza del suo gioco e una certa dose di raffinatezza nei movimenti. Era abile, veloce e intelligente, tecnico quanto bastava per fornire assist provvidenziali e intervenire al momento opportuno, fautore di "Uno stile inconfondibile, palese nella sua arte della serpentina, nella sua attitudine a inventare l'azione inaspettata, nei suoi guizzi che sfiorano l'erba del prato, nel suo stesso modo di filtrare attraverso i reticolati delle munite difese avversarie".
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Il contributo di Antoniotti in quegli anni fu in altre parole fondamentale. E il soprannome Lallo, evidente storpiatura di Lelio, non può non rimandare al Lollo che si spense così tragicamente sotto le bombe a Padova. I due giocatori appartengono a due diverse fasi della storia del Torino. Il primo visse e respirò l’alone di invincibilità dei Campionissimi, il secondo fu tra coloro che si dettero più da fare per cercare di ricostruire una squadra a pezzi. A entrambi va il nostro grato e commosso ricordo.
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
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