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lasciarci le penne

Indiani liberi: da Fabrizio De André a Emiliano Mondonico

Marco P.L. Bernardi

Nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica a cura di Marco Bernardi

 Fiume Sand Creek

Fabrizio De André e Massimo Bubola

Album Fabrizio De André (1981) Dischi Ricordi

Il 29 novembre 1864 si compì una delle pagine più vergognose della storia americana: 700 soldati, appartenenti alla milizia dei volontari del Colorado, attaccarono un villaggio di nativi americani, quasi tutti donne, vecchi e bambini, uccidendo barbaramente tra le 125 e le 175 persone inermi.

I guerrieri indiani erano quasi tutti a caccia: commettere la carneficina fu un gioco da ragazzi per gli uomini del colonnello Chivington, un signore untuoso che era stato prima pastore metodista, poi militare e infine sceriffo, e che morì tranquillamente a settant'anni passati, impunito per quelle nefandezze.

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso: uno dei versi più belli e forti dell'intera Canzone Italiana trasmette la disperazione onirica di Fiume Sand Creek.

Fabrizio e Massimo Bubola, nell'album che scrissero insieme, e che gli appassionati di De André  ribattezzarono L'indiano dall'immagine di copertina - un quadro di Remington rappresentante un guerriero a cavallo -, dedicarono a quell'efferata vicenda un brano, sanguinario e delicato al tempo stesso, nel quale un bambino, uno dei pochi sopravvissuti, vive l'inaudita violenza ma, non potendola razionalizzare e neppure intuire per l'immensa portata nefasta, la trasfigura in sogno, in  sequenze di visioni poetiche.

Emiliano Mondonico, prima di un derby, paragonò noi del Toro agli indiani liberi, nonostante i tentativi di rinchiuderci in una riserva (la citazione è testuale, dall'intervista di Roberto Condio pubblicata su La Stampa del 4 novembre 1999).

Da allora, prima di ogni partita contro la Juve mi ritornano in mente le sue parole, seguite dai versi di Fiume Sand Creek, e niente mi toglie dalla testa che quando il Mondo fece quelle dichiarazioni stesse proprio pensando alla canzone di Fabrizio. Del resto, due spiriti liberi come i loro erano destinati ad avere vibrazioni comuni.

Rimarcando doverosamente l'ovvio, cioè l'abisso che separa un barbaro massacro da una banale sfida calcistica, è vero però che, come i Tigrotti granata della settimana scorsa, anche gli Indiani liberi di Emiliano e Faber potrebbero diventare l'emblema dello spirito del Toro nella settimana che porta alla Partita, quella che, una volta, valeva la stagione o la salvava e giustificava, ma che da troppo tempo stiamo aspettando di vedere reinterpretata secondo lo spirito delle antiche battaglie.

Sarebbe bello che Jurić la faccesse ascoltare Fiume Sand Creek ai suoi guerrieri: canzone disperata sì, ma anche indomita. Il giovane protagonista, quello che racconta gli eventi in prima persona, quando si risveglia, la mattina dopo l'eccidio, e si ritrova in mezzo alla devastazione del suo villaggio non piange, ma tira tre frecce: una al cielo, una al vento ed una al fiume, ribellandosi perfino agli elementi della natura, indifferenti, e ingaggiando contro di loro una lotta eroicamente impari.

Traslando l'evocazione dal tragico fatto storico all'agonismo in campo, è fondamentale che i nostri giocatori capiscano -e tutti noi capiamo- che, se anche il prossimo 15 ottobre la nostra lotta fosse impari, ci sono comunque modi grandi di affrontarla, che spesso valgono quanto la vittoria.

Un'altra strage degli innocenti De André la canterà pochi anni dopo, nel 1984, nell'album Creuza de mä, raccontando in Sidun, con parole genovesi e dolore universale, il lamento di un uomo libanese che piange la morte violenta del proprio bambino per mano di surdatti chen arraggë, soldati cani arrabbiati, tanto simili ai massacratori del Sand Creek.

Era un uomo, Fabrizio, che parteggiava per gli sconfitti, per gli ultimi della Terra, per le vittime incastrate negli ingranaggi del Potere. La sua voce, oggi, manca più che mai.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.