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I Re Magi e la Befana

di Fabiola Luciani

Arrivano di notte, come i sogni voluttuosi degli adolescenti o come i ben noti incubi dei tifosi granata insonni. Seguendo il lento passo dei loro cammelli e con l’ormai arrugginito scudo sul...

Redazione Toro News

di Fabiola Luciani

Arrivano di notte, come i sogni voluttuosi degli adolescenti o come i ben noti incubi dei tifosi granata insonni. Seguendo il lento passo dei loro cammelli e con l’ormai arrugginito scudo sul petto stanno seguendo la scia della Stella che loro chiamano Cometa, ma che noi definiamo più realisticamente, Lontana.

Non portano Doni & Diamanti ( anche perché felicemente accasati uno all'Atalanta, uno alla Roma e uno al Livorno ), ma sono loro stessi i regali che aspettiamo da ormai troppo tempo. Anzi, per la precisione, sono i Re Magi ad aver richiesto e preteso i doni, naturalmente esosi e sotto forma di ingaggio pluriennale.

Arrivano nel Presepe Granata tradizionalmente addobbato con il mulino della polemica che ricicla sempre la stessa acqua, lo specchietto a forma di stagno per abbindolare le allodole e i contadini dell'informazione intenti a seminare il consueto panico.

Ecco, si fa avanti Rolando Melchiorre: ha il fisico possente e la faccia dei centravanti esigenti, quelli che pretendono il passaggio sulla testa o sul piede, ma che in compenso non sbagliano un colpo.

Quel Melchiorre non porta "mirra" bensì "birra", e non quella per le ciucche di gruppo della lontana terra nebbiosa di Albione, ma l'energia che il corpo traduce in forza fisica, potenza e goal.

Le sue prime parole sono "vengo a sostituire Stellone" e tutti i tifosi del Toro, toccando quel che trovano, si augurano che segni e giochi almeno un po' di più dello sfortunato pelato.

E' alto come Casagrande, possente come Graziani, agile come Aguilera, furbo come Ferrante, determinato come Pulici, statuario come Bielanovic ( sigh ), essenziale come Rizzitelli ... ma non esageriamo, è soltanto Melchiorre.

Un vecchio reduce della curva Maratona commenta: "Come regali di Natale negli anni passati erano arrivati anche ottimi rinforzi tipo Diana, quindi ... ", ... poi ripensando a Vryzas, cambia decisamente discorso.

Dal suo cammello cabriolet turbodiesel con raffreddamento ad acqua, scende Alessandro Gaspare e bacia il terreno. Il mantello che lo avvolge gli occulta il volto ma lascia immaginare il corpo che vi pulsa dentro: non è alto e le movenze paiono nervose, ma scattanti agili e sicure.

Dalla folla si alza una voce sarcastica: "non ce n'erano di più piccoli?".

Gli fa subito eco un altro: “sì, uno solo ed è a riposo forzato anche lui, ma sull’altra sponda del fiume”.

Qualcuno, che ha capito male, rilancia come al telefono senza fili: "è arrivato Miccoli!".

Gaspare non dice una parola, ma dalle pieghe svolazzanti della sua veste s'intravvede una tunica granata sbiadita, tendente al rosso, simile a quello del Benfica ... "è lui, è lui!" urla l'euforia della gente, e i soliti esagerati cospargono d'incenso ( trovato lì per caso ) quella specie di Pinga, e il solo vederlo accanto al gigantesco Melchiorre, produce in tutti l'istantanea di un dolce e recente sogno estivo, mai sopito e mai clonato.

In disparte, sorridente ma silenzioso, Matteo Baldassarre osserva la scena.

Sembra timido, forse è addestrato alla solitudine; non fa miracoli anche se tutti glieli chiedono, e con un suo gesto scioglie il mistero: si aggiusta i guanti fra le dita e, come un rito liberatorio, si sputa nelle mani e alza il dito medio.

Un pastore, che aveva seguito la scena, toglie la pecorella dalle spalle e la posa nel muschio finto del Presepe poi, con tutto il vigore che possiede, urla: "E' tornato, finalmente è tornato!".

"Si sarà ripreso del tutto per tornare ad essere la saracinesca di prima?" Questa ossessiva domanda girava di bocca in bocca, e mentre si aspettava la risposta che tardava, la folla continuava a bisbigliarsi le proprie curiosità.

L'esagerato: "Guarda quant'è alto, quello se si distrae dà una capocciata nella traversa".

Il sospettoso: "Saracinesca? Sarà mica Terraneo?"

Il diffidente: "Siamo sicuri che questo non sia il centravanti e che invece il portiere sia Melchiorre?".

Lo spiritoso: “Più che Melchiorre, dalla fragilità muscolare e fisica potrebbe addirittura essere il funambolo Gaspare”.

L'ottimista: "Tranquilli, se vola con le braccia aperte gli servirà un paracadute".

L'ironico: "Speriamo non sia Muzio Scevola, quello che para i rigori con una mano sola".

L'incontentabile: "Se questo è un Re, preferivo Tarquinio il Superbo".

Il tuttologo: "Ignorante, quello gioca nella Roma nei campi a 7".

Il pignolo: "Ma fra i 3 Magi, non doveva essercene uno con la pelle scura?"

L'amico di GDB: "No, del Principe Malonga ormai si sono perse le tracce e poi è ancora troppo giovane per diventare un Re".

Baldassarre fa finta di non sentire, ma capisce al volo ( ovvio, è un portiere ) che, come minimo, dovrà ripetere le imprese del Giaguaro Castellini per rasserenare questa gente esausta.

Ora i Re Magi si sono avvicinati e si guardano perplessi.

Hanno in volto un punto interrogativo che traducono in una semplice e banale domanda, esternata all'unisono: "… ma chi ci paga?".

La folla fischietta, si distrae, e tacitamente si dilegua finché, pur contestata da qualche irriducibile, a sorpresa si fa avanti la Befana: apre la gerla e, rovistando tra gli immancabili buoni di abbonamento ai suoi noti settimanali, estrae con ironia una valigetta stracolma di oro e con atroce sofferenza paga il dovuto senza fiatare.

Ora i Re Magi sorridono con un punto esclamativo in fronte e promettono sfracelli, come tutti, come sempre: “l’era ura” urla con il megafono un tizio a petto nudo con l’orecchino al naso ed il piercing sulla lingua; “… speruma an bin” è invece il timido pensiero di tutto l’encomiabile popolo granata.

La povera Befana invece, riordinando gli avanzi del prezioso bagaglio, rimugina un pensiero malizioso: "Va bene l'incenso, va bene la mirra, ma per l'oro ci devo pensare sempre io".

Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.