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Toro, la notte con lo Zenit punto di partenza

Il Granata della Porta Accanto/ Impresa sfiorata e tifosi sempre più orgogliosi: saprà Cairo fare diventare “normale” tutto ciò?


Alessandro Costantino

"Il Granata della Porta Accanto/ Impresa sfiorata e tifosi sempre più orgogliosi: saprà Cairo fare diventare “normale” tutto ciò?

"Minuto 96 di Toro-Zenit. Il modesto arbitro Jug fischia la fine della partita. Il portiere russo Lodygin, che ha perso tempo ogni volta che ha avuto la palla tra le mani, alza le braccia al cielo in segno di gioia, i giocatori del Toro, sfiniti, si accasciano per la delusione di essere stati ad un passo da un'impresa storica, ma, purtroppo solo ad un passo. E' in quel preciso istante che 54000 mani iniziano a battere ritmicamente insieme tributando due minuti intensi di un meritatissimo applauso senza soluzione di continuità, un applauso capace di far correre un brivido lungo la schiena e la pelle d'oca sulle braccia a tutti i tifosi granata lì in piedi ad omaggiare il cuore e la grinta di una squadra che ha vissuto una notte da leoni e che solo un pizzico di sfortuna (e di bravura degli avversari) ha impedito che diventasse una notte di gloria vera.E' questo quello che ci ricorderemo di questa esaltante cavalcata in Europa League, otto mesi di battaglie europee vissute con grande passione dai tifosi del Toro che da troppo tempo non godevano di simili spettacoli. E poco importa se non si è riusciti a portare capitan Glik nella sua Varsavia e poco importa se non si è tornati ad Amsterdam perché la nostra finale l'abbiamo avuta ieri sera e ad Amsterdam è come se ci fossimo davvero tornati.Non è il giorno delle recriminazioni sebbene ce ne sarebbero da fare. L'ingenuità di Benassi, arbitraggi poco omogenei sia all'andata che al ritorno, una lista Uefa che grida vendetta, il format assurdo di questa coppa che è serva dei grandi club con l'assurdità di far rientrare in gioco le formazioni eliminate dalla Champions. No, oggi è il giorno dell'orgoglio, è il giorno del petto in fuori e della testa alta. E' il giorno agrodolce di una vittoria meritata in una cornice di pubblico fantastica e di un'eliminazione che brucia ma al tempo stesso è quasi una medaglia sul petto. Perché una squadra che perde una finale di Coppa Uefa senza perdere e che esce dalla stessa coppa dopo aver incontrato due squadre di Champions, bè, vuol dire che non è proprio ben voluta dagli dei del pallone…Cosa abbiamo avuto da questa Europa League? Di sicuro serate esaltanti, aria d'Europa che mancava da troppi anni, imprese epiche come quella di Bilbao che rimarranno nei cuori della gente e nei racconti fatti dai più vecchi ai più giovani negli anni a venire. Ma il punto è proprio questo: gli anni a venire. L'augurio è che quest'annata nelle coppe non sia la classica “una volta ogni morte di papa”. L'urlo dei ventisettemila cuori granata che ieri sera hanno riempito l'Olimpico è anche un messaggio forte e chiaro a Cairo: è questo il livello che la gente chiede al Toro. Una squadra che lotti per le posizioni Uefa in campionato e con una certa costanza faccia anche le coppe. Nessuno vuole la luna né gli investimenti (folli, visti poi i giocatori in campo…) tipo Gazprom con lo Zenit. Il cammino fatto in Europa League e l'attuale nono posto in campionato, con una rosa che ha fatto i miracoli per riuscire a tenere il passo di entrambe le competizioni, dimostrano che con un minimo di investimenti di poco superiori si può davvero entrare stabilmente in quell'elite del calcio italiano nella quale il Toro era solito, tra alti e bassi, muoversi fino ad una ventina di anni fa.E' chiaro che la serata di coppa contro lo Zenit sarà lo spartiacque nella decennale presidenza Cairo. Col Filadelfia ad un passo dalla ricostruzione, il patron granata ha in mano le carte giuste per dare un grosso segnale alla piazza e trasformare eventi come quello vissuto contro i russi in piacevoli abitudini (e si spera con esiti pure migliori!). Se così non sarà, si sarà persa l'ennesima occasione per dare al popolo granata ciò che davvero si merita.

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