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Il Grande Torino: una macchina perfetta e lungimirante che guardava già al futuro

Mondo Granata / Giovani talentuosi da innestare su uno zoccolo duro eccezionale: gli ultimi acquisti del presidente Novo testimoniano una programmazione volta a restare ai vertici anche nelle stagioni successive

Federico Bosio

"Domani pomeriggio il Torino si recherà alla Basilica di Superga per celebrare unitamente al popolo granata il 68° anniversario di una delle più grandi tragedie aeree della storia: quello schianto che strappò al calcio italiano il Grande Torino, quel volere del beffardo destino che pose bruscamente fine a quello che era ormai un dominio tra i confini della Penisola. La qualitativamente e tecnicamente incredibile formazione infatti, prima di partire per la trasferta di Lisbona ove disputare un'amichevole, si era già matematicamente aggiudicata il quinto Scudetto consecutivo; la domanda, inevitabile, riecheggia da decenni nelle menti non soltanto dai tifosi granata ma di tutti gli appassionati di questo sport: che cosa sarebbe successo, se quella tragedia fosse stata scampata?

"Nessuno potrà logicamente mai saperlo, ma una ancora duratura permanenza del Torino ai vertici del campionato italiano, obiettivo che il club non è materialmente riuscito nel corso degli anni ad agganciare per una serie di ovvie difficoltà e complicazioni, non è così difficile da ipotizzare. Più che di vaneggiamenti, si tratta di analizzare alcuni importanti indizi che la storia ci ha lasciato. Se è infatti vero che la costruzione di quell'Undici inarrivabile cominciò addirittura nel 1939 con l'acquisto di Ossola ed ebbe il proprio completamento nella preparazione della stagione 1941/42 con le 'ciliegine' Grezar, Loik e Mazzola, il progetto del presidente Ferruccio Novo sembrava spingersi ben oltre questa fase per così dire iniziale, con risvolti che al solo immaginare ciò che avrebbe potuto essere fanno palpitare fortemente qualsiasi cuore granata. L'imprenditore torinese infatti era consapevole di aver costruito una vera e propria corazzata per il presente, ma il suo sguardo era lungimirante e la sua arguzia notevole.

 Ferruccio Novo, presidente del Grande Torino

"E' facile notare come quello di Novo fosse un progetto di programmazione capillare rivolto in buona parte anche al futuro: sullo zoccolo duro già presente infatti sarebbero stati inseriti giovani talenti italiani e d'Oltrealpe, per andare progressivamente ad avere un ricambio generazionale costante senza mai rischiare di indebolire la formazione. Un processo che, a dire la verità, era già in atto ed a dimostrarlo sono i trasferimenti effettuati dal Torino nelle estati del 1947 e 1948, quando cominciarono ad approdare all'ombra della Mole pedine più giovani rispetto alla già rodata ed 'intoccabile' formazione titolare: i pali, saldamente difesi da un colosso come Bacigalupo, sembravano essere destinati al giovane Dino Ballarin, mentre in difesa ecco il tecnico Pietro Operto; nel ruolo di mezzala l'ungherese Julius Shubert, più anziano ma comunque ancora ancora tutto da scoprire. In attacco, poi, gli occhi erano puntati su una coppia di assoluto talento e prospettiva: Emile Bongiorni, che veniva soprannominato il "successore di Gabetto" e Ruggero Grava il quale ebbe la possibilità di ritagliarsi una sola presenza ufficiale con la maglia granata.

 (fonte Wikipedia)

"Tutti elementi di qualità periti insieme con i compagni più esperti e già affermati, che non hanno avuto il tempo di dimostrare le proprie capacità: una nuova generazione praticamente già 'fatta in casa' ovvero acquistata con largo anticipo, pronta a rilevare al momento giusto i senatori. Questo senza considerare i due sopravvissuti, ovvero il portiere Renato Gandolfi ed il difensore Sauro Tomà, anch'essi giovani ma entrambi logicamente segnati dall'esperienza vissuta dai compagni: non riuscirono a sfruttare le proprie pur ottime carriere come forse avrebbero potuto con la maglia granata; nonchè Virgilio Maroso, addirittura classe '25 ma stabilmente titolare di quella straordinaria formazione, all'epoca ritenuto il difensore più forte d'Europa e dunque con un avvenire già 'predisposto' a gloria e successi. Dati ed operazioni ufficiali non mentono, e dimostrano le ambizioni di Ferruccio Novo per il proprio Torino fossero ben più durature di quanto il destino non volle: una programmazione che avrebbe portato con ogni probabilità frutti parecchio dolci per il popolo granata...