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Cairo e RCS: quando la crescita personale non intacca la strategia societaria

Approfondimento / Il patron granata tenta la scalata al colosso editoriale, ma anche in caso di successo, questo potrebbe non influire in maniera netta sul Toro. Ecco perché.

Lorenzo Bonansea

"Urbano Cairo. Un presidente prima osannato, poi contestato, e poi ancora criticato per la sua visione eccessivamente "aziendalistica" della società Torino FC, con i detrattori a gridare per un investimento corposo sulla squadra granata proporzionale alle disponibilità economico finanziarie del patron granata . Un investimento, che basandoci sui meri numeri, potrebbe anche avvenire con il rimpinguamento delle casse dello stesso: è nota, infatti, l'intenzione dell'imprenditore - poi ufficializzata da una proposta nero su bianco -di investire massicciamente in RCS, cercando di ottenere la quota di maggioranza dell'importante casa editrice, e assicurandosi così il controllo dell’azienda.

"Una proposta accolta in maniera differente da creditori e azionisti della stessa RCS: i primi - tra cui l’ad di Intesa San Paolo - ragionando dal punto di vista strettamente economico, giudicano ottima l’offerta di Cairo, mentre i secondi titubano e non poco, ritenendo non congrua la proposta dell’imprenditore. Nei fatti, comunque, il Presidente granata ha fatto parlare di sé e non poco in questi ultimi giorni, e la sua forza economica potrebbe impennarsi in maniera decisa se l’operazione RCS andasse in porto positivamente. Cairo - se non lo si fosse ancora capito - prima di essere il numero 1 granata, è prima di tutto un imprenditore, presidente di Cairo Communication, controllante diverse realtà editoriali e televisive nel nostro paese, ognuna - e questo è bene ricordarlo - caratterizzata da una politica ed una strategia differente e separata dall’altra. Dopo i tanti milioni investiti (male) nei primi anni di presidenza del Toro, con l'arrivo di Ventura il Presidente ha iniziato a cambiare rotta per quanto riguarda l’universo Toro, mettendo mano raramente al portafoglio, e reinvestendo nel calciomercato solamente tramite ad oculate plusvalenze, ottimizzate dalla sapiente gestione del tecnico granata, senza di fatto tirare fuori grandi cifre di "tasca propria". Questa è la politca pensata e portata avanti per il Torino: trasparente, sì, ma fortemente criticata da chi - a fare i conti in tasca all'imprenditore - si è accorto che egli potrebbe investire molto di più nel Torino, ma di fatto questa sua posizione attuale gli garantisce maggiore "copertura" e minore possibilità di perdite.

" E con la possibile acquisizione di RCS, cambierebbe qualcosa per il Torino? La risposta non è data sapersi, ma in linea con la politica portata avanti sino adesso, questo pare difficile. Come si è visto in passato (basti ricordare il caso La7), non esiste, infatti, una legge causa-effetto tra la crescita del capitale di Cairo e quello del Torino FC, e il Presidente ha più volte rimarcato come il concetto di “plusvalenza” sia da considerare cardine per i movimenti dei granata, e questo non sembra avere grandi possibilità di cambiamento. In soldoni, anche se Cairo dovesse divenire il nuovo padrone di RCS, questo con tutta probabilità non garantirebbe maggiori investimenti, perché la politica societaria non dipende dal valore del capitale o dall’arricchimento delle altre aziende controllate da Cairo, ma da una strategia ben precisa e delineata ad hoc per il Torino, non soggetta a questo tipo di scossoni. In conclusione, dunque, i tifosi granata - in caso di riuscita nella scalata RCS - potranno contare su un Presidente economicamente più forte, ma non su un’inversione di rotta che - nei fatti - non rispetterebbe la linea di pensiero - cirticabile, ma non esecrabile - di Cairo, che al 90% non uscirà dai binari imboccati da quasi 5 anni a questa parte con Petrachi e Ventura.