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Glik e le belle favole europee. Ma la storia più romantica è quella con il Toro

Euro 2016 / Il difensore polacco sta vivendo un sogno con la sua nazionale, ma la storia l'ha già scritta con la maglia granata

Raffaele Lima

"Domani sera, allo stadio Velodrome di Marsiglia, si disputerà il primo quarto di finale del torneo: Polonia-Portogallo. La squadra di Nawalka è totalmente affidata, dal punto di vista difensivo, a Kamil Glik, che, dopo una stagione in chiaro oscuro al Torino, sta dando il meglio di se per portare la sua patria nell'Olimpo degli dei. Un Glik che ricorda molto quello di due stagione fa, quando era uno dei migliori in assoluto nel suo ruolo nel campionato della penisola.

"Ormai il polacco è ad un passo dal trasferimento in Francia, una piazza molto più grande rispetto a quella granata, ma di sicuro con molto meno amore, sentimento con cui è stato trattato in questi ultimi anni il difensore ex Palermo dalle parti di Torino. E' stato celebrato come un gladiatore vincente sui suoi avversarsi, è stato incoronato capitano di una squadra affamata di risultati che, di soddisfazioni, anche e soprattutto grazie a lui ne ha avute molte. Ma ogni giocatore che si rispetti segue sempre un duplice percorso parallelo: quello con la nazionale. Indossare la maglia del proprio Paese è il sogno di ogni bambino che inizia a calciare un pallone per le strade della propria città e questo cammino, quasi mai, intralcia quello dei club, i quali rispettano molto le competizione internazionali. Domani però, Glik avrà la possibilità di scrivere la storia, di portare la sua nazionale lontano, dove mai era arrivata. Quattro anni fa, la selezione polacca non era ancora pronta, si era qualificata al torneo soltanto perché Paese ospitante, insieme ai compagni dell'Ucraina, che forse di storia ne hanno molta di più. Ma adesso è il momento, il giorno per passare alla storia e riscrivere gli almanacchi di football e Glik, con la sua grinta, potrebbe essere fondamentale.

"Il suo futuro, dopo questa competizione, sarà di certo lontano dal Piemonte, da quella città che lo ha tanto amato, ma una tifoseria che sa riconoscere i buono giocatori, quelli che danno sempre tutto, non dimentica mai le gesta di un eroe, un guerriero, o per meglio dire, un capitano.