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Governo indietro tutta sui diritti tv

Marco Liguori

Il governo Prodi fa un passo indietro sulla questione dei diritti televisivi nel calcio. Il ministro dello Sport, Giovanna Melandri, ha annunciato ieri che il Consiglio dei ministri ha varato la legge delega...

Redazione Toro News

Marco Liguori

Il governo Prodi fa un passo indietro sulla questione dei diritti televisivi nel calcio. Il ministro dello Sport, Giovanna Melandri, ha annunciato ieri che il Consiglio dei ministri ha varato la legge delega che dispone che la loro gestione e negoziazione tornerà ad essere collettiva dal 1° luglio 2007. Un bel dietrofront rispetto alla legge 78 del marzo 1999 varata dal governo D’Alema, in cui era previsto che "ciascuna società di calcio di serie A e di serie B è titolare dei diritti di trasmissione televisiva in forma codificata". Anzi, la nuova normativa si rivela un enorme pasticcio. Mentre quella del 1999 imputava alle squadre la titolarità dei diritti, la legge delega prodiana determina all’articolo 1 il riconoscimento della "contitolarità" del diritto tra la Lega calcio e gli stessi club.

A questi ultimi sono riservati soltanto i cosiddetti "diritti d’archivio", per il cui riconoscimento la Juventus aveva in atto da lungo tempo un contenziosi con la Rai. Il vero problema del vecchio sistema riguardava il fatto che in Lega calcio c’erano due società, Juventus e Milan che la faceva da padrone sui ricavi dei diritti tv incassandoli con due anni di anticipo da Telepiù prima e da Sky dopo, mentre le altre dovevano accontentarsi delle briciole.

Questa matassa intricata potrebbe aprire le porte a una possibile "tirata d’orecchie" al governo da parte dell’Antitrust oppure, nell’ipotesi più estrema, della Corte costituzionale. Infatti, le società di calcio sono (grazie alla trasformazione dettata dalla legge 586 del 1996, approvata dal primo governo Prodi) a scopo di lucro, come la Fiat, Mediaset, Telecom: il regime di contrattazione collettiva imposto dalla legge delega varata ieri potrebbe violare l’articolo 41 della Costituzione che afferma che "l’inizativa economica privata è libera". Il nuovo provvedimento apre un caso di dirigismo che non ha uguali in Europa, se non in tutto il mondo occidentale: la Lega Calcio è l’unica associazione sportiva che si vede imporre da una legge il sistema di ripartizione dei diritti televisivi. In Inghilterra, negli Stati Uniti, in Francia, in Germania sono le stesse leghe calcistiche a determinare i criteri tramite decisioni interne. In Italia, invece, si è ricorsi allo strumento legislativo, eliminando di fatto la volontà della Lega Calcio e delle società affiliate di stabilire internamente le regole per la suddivisione degli stessi diritti.

La Melandri in conferenza stampa ha voluto sottolineare il carattere di "rivoluzione copernicana" della legge delega. "Il governo fa la sua parte in questa stagione di riscrittura delle regole – ha spiegato il ministro dello Sport – anche in considerazione del fatto che le stesse indicazioni della Commissione parlamentare della scorsa legislatura sono rimaste lettera morta. Metà dei proventi dei diritti tv sarà divisa in parti uguali, mentre le restanti risorse saranno attribuite alla Lega perché a sua volta le redistribuisca in base ai criteri di bacino d’utenza e risultati sportivi. Il bacino d’utenza è però un criterio labile, che non è preso in considerazione all’estero per la ripartizione dei diritti. E’ stata prevista anche una quota da destinare a fini di mutualità generale per il sistema sportivo. E’ previsto uno sbarramento contro i "furbi": per il regime transitorio saranno presi in considerazione solo i contratti rinnovati prima del 31 maggio scorso. Nei prossimi mesi saranno anche regolamentate le scommesse, i procuratori dei calciatori e la disciplina degli atleti minorenni.

Un plauso alla nuova legge sulla contrattazione diritti collettivi è giunto dagli esponenti del centrosinistra. Non si è mostrato d’accordo Maurizio Gasaprri dell’esecutivo di An, che rivendica la "copia" del governo di un provvedimento già ideato dal suo partito. Per il presidente del Palermo (e vicepresidente dimissionario della Lega Calcio) Maurizio Zamparini, il provvedimento del governo renderà più libere le società di calcio. "E’ quello che il mio gruppo ovvero i presidente che mi seguivano ha sempre chiesto: applicare le norme in vigore nel calcio inglese. Si tratta di un grosso vantaggio per tutti". Il presidente del Palermo dimentica che, in Inghilterra, è stata la lega stessa ad aver adottato questo criterio di ripartizione, non il governo. E adesso bisognerà vedere cosa accadrà nei prossimi mesi, se magari qualche presidente non si ritenga soddisfatto e adisca le vie legali.

Articolo uscito su "La Padania" del 22 luglio 2006