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Mattia Feltri: “Io, innamorato del Toro con un anno di ritardo”

Graziani nel Derby della Mole (foto retroonline.it)

Esclusiva TN, tifoso VIP: "Era la stagione '76/'77 e guardai in tv il secondo tempo di una partita. Tutti tifavano per la Juve, ma per me fu subito colpo di fulmine"

Roberto Maccario

"Mattia Feltri, una delle penne più argute e taglienti del giornalismo italiano, è anche un grande tifoso granata, fin da quando era bambino. Con lui abbiamo rivissuto la nascita di questa sua passione, e fatto un bilancio sulla stagione appena terminata.

"Mattia Feltri, domanda da mille punti: come mai un bergamasco che vive a Roma è tifoso del Toro?

"Mi innamorai del Torino con un anno di ritardo, ovvero durante il campionato 1976/’77, quello dell’incredibile secondo posto alle spalle della Juventus, la stagione dopo lo scudetto. Avevo otto anni, e una sera guardai in tv una partita vinta per 3-1 contro la Sampdoria ( all’epoca si trasmettevano solo i secondi tempi). Tutti gli altri bambini tenevano per i bianconeri, ma io rimasi subito folgorato da quelle maglie dal colore bellissimo e dai due gemelli del gol: Pulici e Graziani, che nel mio immaginario erano come Romolo e Remo. Fu una stagione grandiosa, ma anche molto triste per il mancato obiettivo: mi dissi che sarebbe stata la più brutta e dolorosa della mia vita. Fu invece la più bella, chi l'avrebbe mai detto?

"Venendo a tempi più recenti e anche decisamente più infelici, che bilancio fai della stagione appena terminata?

"Vado controcorrente e dico che sono soddisfatto. E’ innegabile che la squadra abbia deluso, che sia stata l’annata peggiore tra le cinque di Ventura e che il gioco, a tratti, sia stato davvero deprimente, tuttavia vengo da tanti campionati penosi, a cavallo di millennio e oltre, in A e anche in B, per cui se allora mi avessero detto: “A Natale sei salvo”, ci avrei messo la firma.

"Da dove si riparte adesso?

"Innanzitutto bisogna vedere se resta il Mister, cosa che per me non sarebbe poi così negativa. Anche Guidolin per esempio, nel suo ciclo all’Udinese, ha avuto alti e bassi, e una stagione così così in un bel percorso ci può anche stare. Per ripartire punterei sui giovani: Baselli, Benassi, Belotti e Zappacosta, che rappresentano il nostro futuro.

"Cosa è mancato quest’anno?

"Il gioco, soprattutto quello. Con il tempo Ventura è andato liberandosi dei giocatori più qualitativi, perché erano anche quelli più indisciplinati dal punto di vista tattico: Santana, Cerci e, ultimamente, anche se per motivi molto diversi, Quagliarella e Maxi Lopez. Voleva costruire il suo capolavoro, un giocattolo perfetto fatto di soldatini, ma l’idea non ha pagato. Il calcio è fatto anche di fantasia e imprevedibilità.

"Prima parlavi dei giovani: la Primavera di Longo si accinge a giocarsi di nuovo le sue carte scudetto, dopo il trionfo dell’anno scorso.

"Sono contentissimo, e anche questo, se si riflette, e un bel passo avanti rispetto ai nostri tempi bui. Magari i ragazzi non rivinceranno il titolo, ma in questi anni sono venuti fuori tanti elementi di valore: da Aramu a Barreca, da Gomis a Parigini stanno ritornando i talenti fatti in casa.

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